Mariellla Devia è Norma, da domani quattro recite d’eccezione alla Fenice

«Io ho fatto testamento, ed ho pensato di lasciarvi qualcosa, se mi ammazzano». Così Vincenzo Bellini aveva scritto scherzosamente al compositore Saverio Mercadante, nell’imminenza del debutto di...

«Io ho fatto testamento, ed ho pensato di lasciarvi qualcosa, se mi ammazzano». Così Vincenzo Bellini aveva scritto scherzosamente al compositore Saverio Mercadante, nell’imminenza del debutto di Norma. Era consapevole degli elementi di discontinuità di quest’opera nei confronti della tradizione e sapeva di rischiare. Inoltre il poeta Romani aveva ampiamente riutilizzato nel libretto i versi che aveva già scritto per la Sacerdotessa di Irminsul musicata da Pacini, che rimandava allo stesso personaggio di Norma protagonista della tragedia di Louis-Alexandre Soumet (1786-1845). Pacini era protetto dalla contessa Samoyloff e la sera della prima alla Scala, il 26 dicembre 1831, i fischiatori prezzolati dalla nobildonna ebbero un ruolo decisivo nel fiasco dell’opera di Bellini. Ci fu anche l’interpretazione deludente della primadonna, Giuditta Pasta. Pare che la grande cantante, nel recitativo di uscita e in Casta diva, calasse. Il tenore Donzelli ci mise un po’ per trovarsi a suo agio nel personaggio contradditorio di Pollione. Il basso Negrini, a causa delle precarie condizioni di salute (soffriva di cuore) appariva insicuro e molto preoccupato di non sforzarsi. Si salvò soltanto Giulia Grisi, la ventenne sorella di Giuditta Grisi, il mezzo soprano ch’era stato il primo Romeo nei Capuleti e Montecchi. Ma chi vedeva e ascoltava con competenza, un nobile rivale come Gaetano Donizetti, capì subito. Scrisse all’amico Rebotti: «A me tutto lo spartito della Norma piace moltissimo e da quattro sere vado a teatro per risentire l’opera di Bellini fino all’ultima scena». Bellini non si scoraggiò: «Alla sentenza contro me pronunziata spero portare appello, e proclamerò allora la Norma la migliore delle mie opere».

Dopo il fiasco della prima, Norma si risollevò fin dalla seconda recita e andò incontro a successi clamorosi.

Ovviamente oggi questa partitura è considerata uno dei capisaldi del teatro musicale romantico. Dopo la Pasta, fu Maria Malibran a incrementarne i successi, e la sacerdotessa dei Druidi fu uno dei ruoli su cui Maria Callas impresse il suo marchio indelebile. La coppia formata da Norma e Adalgisa ha trovato indimenticabili interpreti anche in Grace Bumbry e Lella Cuberli, Renata Scotto e Margherita Rinaldi, Joan Sutherland e Montserrat Caballé. Il Teatro la Fenice, per la ripresa dell’allestimento di Norma del 2015, firmato da Kara Walker, ha chiamato una delle più grandi esponenti dell’ultimo trentennio del belcanto italiano, il soprano Mariella Devia, autorevole non solo in Bellini ma anche in Rossini e Donizetti, e curiosa inoltre del repertorio novecentesco. La sua presenza basta a definire l’eccezionalità delle quattro recite programmate alla Fenice a partire da domani alle 19.00. Chi vide l'edizione dell’anno scorso, con Carmela Remigio e Gregory Kunde, Pollione, ricorderà l’ambientazione africana scelta dalla regista Walker, un progetto speciale della 56a Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia. La direzione musicale è affidata a Daniele Callegari che dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice, preparato da Claudio Marino Moretti. Di assoluto prestigio il cast che, oltre a Mariella Devia nel ruolo del titolo, vede impegnati il tenore Roberto Aronica nel ruolo del proconsole Pollione, il mezzosoprano Roxana Constantinescu in quello della sacerdotessa Adalgisa e il basso Simon Lim in quello di Oroveso, capo dei druidi e padre di Norma. Il soprano Anna Bordignon sarà Clotilde e il tenore Antonello Ceron Flavio.

Massimo Contiero

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