Montalbano torna in un covo di vipere

Domani il primo dei due nuovi episodi. Zingaretti: «Continuo finché mi diverto»

ROMA. «Siamo ancora qua perché abbiamo continuato a parlare al cuore della gente». Luca Zingaretti esordisce così presentando i due nuovi film di “Il Commissario Montalbano”, la serie televisiva più amata dagli italiani e più conosciuta al mondo. «E continuerò a interpretarlo finché mi divertirò. Ho avuto il privilegio» continua «di veder crescere un personaggio nell’arco di 18 anni accanto a uno scrittore ancora vivente, Andrea Camilleri, un maestro della letteratura che ha saputo raccontare non gialli, ma una visione del mondo, con le sue luci e le sue ombre, di questi ultimi due decenni». Il più fortunato tv movie della Rai dal 1999 a oggi è arrivato a 30 film complessivi. Un successo che ha varcato i confini nazionali: è stata la prima serie italiana venduta all’estero e trasmessa in oltre 60 paesi.

Ascolti record sono attesi per questi nuovi episodi: “Un covo di vipere”, in onda domani, e “Come voleva la prassi”, lunedì 6 marzo, su RaiUno. Ma c’è qualcosa di più complesso e crudele rispetto ai precedenti romanzi. Due storie di amori tragici. Due particolari forme estreme di amore (tema che l’autore ha già trattato nei romanzi “La forma dell’acqua” e “La luna di carta”).

In “Un covo di vipere” un imprenditore sessantenne, Cosimo Barletta, viene trovato morto nella sua casa al mare, ucciso con un colpo di arma da fuoco alla nuca, mentre beveva un caffè. Non ci sono segni di effrazione, quindi a ucciderlo è stato qualcuno che lo conosceva. Il caso assume presto tinte fosche perché Montalbano scopre, anche grazie ai figli del morto, che l’uomo era una persona fredda, crudele, priva di scrupoli e sentimenti. Cosimo, oltre che spregiudicato imprenditore, era anche un ignobile strozzino e aveva rovinato molta gente di Vigata. Ma Barletta aveva anche una particolare inclinazione a costringere giovani a concederglisi, per poi ricattarle. Erano in molti, quindi, a odiarlo. Molti i potenziali assassini. Montalbano scoprirà che a Barletta non hanno solo sparato, ma che poco prima era stato addirittura avvelenato. Come se due assassini, indipendentemente l’uno dall’altro, avessero deciso di ucciderlo.

Non passa inosservata nei nuovi episodi la forte crescita del personaggio Montalbano, un uomo prima che un commissario, diventato simbolo della condizione umana. Alcune sue caratteristiche vengono esaltate, tra cui quella sua solitudine. Guarda con una pietas particolare, con attenzione al dolore delle vittime e anche degli assassini. «Sempre più spesso Camilleri accompagna Montalbano fino sull’orlo dell’abisso» dichiara il regista Alberto Sironi «costringendolo a guardare il male assurdo che si nasconde nella follia dell’uomo. Il regista insieme agli attori, agli sceneggiatori, al musicista e a tutti coloro che creano le immagini e i suoni di un film, dà la misura a questo sguardo». (g.d.)

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