Nedved, pallone d'oro e una storia speciale

La rivoluzione di velluto. E il campo da calcio. Una vita tutta da raccontare, fra storia e successi, famiglia e sconfitte. Pavel Nedved (nella foto sotto) è un personaggio a tutto tondo. Martedì viene a Padova, con un doppio impegno: alle ore 15 nell'aula magna del Dipartimento di Sociologia di via Cesarotti 10/12; alle ore 17.30 alla libreria Feltrinelli di via San Francesco. Presenta e discute il suo libro «La mia vita normale. Di corsa tra rivoluzione, Europa e Pallone d'oro» (Add Editore, 224 pagine, 16 euro). Un dialogo che andrà ben oltre la carriera calcistica o i trionfi con la Lazio e la Juventus. Nedved per alzare il massimo riconoscimento da campione ha dovuto prendere una rincorsa lunga una vita. Il libro è davvero l'autobiografia di un silenzioso, che arriva dall'Est con una storia ricca di umanità. Nedved racconta di Cheb e della Cecoslovacchia, di Ivana e Pavel (i figli), come descrive i tecnici che l'hanno allenato in gioventù. E non nasconde i tonfi, compresa la finalissima che per lui non è mai arrivata. L'Europa come orizzonte comune. Il palcoscenico calcistico del 1996 che lancia in orbita il biondino con il cuore d'acciaio. E insieme l'avventura di un'esistenza lontano dalla patria. Nedved è un'anomalia nel calcio post-moderno e televisivo. E' stato un modello di comportamento, l'eccezione alle regole dell'ipocrisia, la differenza non solo tecnica. Ha giocato per vincere ma nel rispetto delle regole. Il libro fa conoscere Pavel fino a farlo diventare familiare. Certo, c'è molta Juve insieme alla Torino del Duemila che diventa olimpica. Martedì a Padova la doppia presentazione, però, non sarà soltanto a beneficio dei tifosi. Per gli studenti del Bo, una lezione imperdibile di onestà e coerenza. (e.m.)
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