«Nella mia musica c’è il riassunto di me»

Nina Zilli questa sera a Roncade con “Modern Art”. Nuovo look ma il fascino e la voce sono quelli di sempre
RONCADE. Vintage, cultura di strada e nuove tendenze tropicali si guardano allo specchio nell’ultimo disco di Nina Zilli, “Modern Art”. Arriva questa sera al New Age di Roncade con la più glamour delle nuove voci italiane. Il quarto lavoro di Maria Chiara Fraschetta, alias Nina Zilli (omaggio a Nina Simone e al cognome materno) segna una svolta verso sonorità urbane ed elettroniche. Il look della cantante piacentina, curato sul palco da Vivienne Westwood, si fa più eccentrico e colorato. A partire dal singolo estivo “Mi hai fatto fare tardi” (frutto della collaborazione con Calcutta e Tommaso Paradiso) si conferma la passione per i suoni in levare, per le atmosfere reggae, soul e hip hop.


I numi tutelari di Nina Zilli partono dalla vocalità classica delle grandi interpreti italiane e anglosassoni - Vanoni e Mina, Erykah Badu e Beyoncé, Janelle Monae e Amy Winehouse - per giungere a nuovi approdi, con richiami alla formula di Santigold, Solange, Ebony Bones e Fka Twigs. Abbiamo dimenticato
qualcuno?


«Forse sì, ma già cosi è un bel quadro di riferimenti aulici. Quello che sono oggi è il risultato di ciò che ho assorbito dal giorno uno fino a ieri. Da quando ho consumato la prima cassetta di Aretha Franklin trovata per caso tra quelle di mia madre quando andavo alle elementari, passando per la scoperta della Motown con un film classico degli anni ’80, Dirty Dancing, fino all’amore per il jazz degli anni ’30 e tutto ciò che ho potuto conoscere in questi anni vivendo la musica».


Nel live c’è una band al completo con tanto di dj, ripartiamo dalle origini dell’hip hop?


«In un certo senso sì, se pensiamo a Gil Scott-Heron il primo pezzo rap è un brano funk totalmente suonato. Tutti i riferimenti black dal vivo acquistano una potenza che nel disco non c’è, o meglio, c’è, ma sotto altre forme. Ciò che ho voluto fare per questo tour è risuonare molti degli elementi elettronici e digitali. Il dj fa da collante fra questi diversi stili e si va a surfare tra i generi. In scaletta, oltre ai nuovi brani, ci sono le mie canzoni più famose e altre che piacciono di più a me, ma che non propongo da tempo, tutte con un suono unico dal primo disco ad oggi».


Sono in programma anche molti cambi di scena: quanto pesa il suo guardaroba?


«Tantissimo, abbiamo un “case” apposta per gli abiti, va in tour assieme agli strumenti».


Quale legame tra musica e fashion?


«Moda e musica vanno di pari passo da sempre, perché ogni genere ha i suoi codici di abbigliamento, si tratta di fenomeni che spesso nascono dalle subculture e quindi esprimono un bisogno di appartenenza».


Perché Vivienne Westwood?


«Trovo sia una grandissima artista, nelle sue collezioni haute couture presenta pezzi fuori di testa, il suo nome è da sempre legato alla musica, mi calza a pennello. Ma in realtà vesto anche molte creazioni di giovani talenti italiani, made in Italy. Sono ragazzi che hanno messo il piede giusto in questo settore».


Cosa ha imparato dalle esperienze in tv, sul legame tra musica e cultura pop?


«In “Italia’s got talent” la musica era uno dei tanti colori, quel programma è fatto dalle persone, che danno il meglio o il peggio di sé. Ho visto persone in situazioni difficili esprimere forze nemmeno paragonabili a quelle di molti altri artisti. Mi piace imparare da loro, quell’esperienza mi ha lasciato tantissimo amore e fiducia negli esseri umani».


Come si coniugano oggi passione vintage e modernità?


«Penso sia un fatto naturale, soprattutto nella nostra società: è stato esplorato tutto, è normale che oggi possano convivere diversi stimoli, rielaborare e mixare dal passato. Questo è ciò che siamo».


Appuntamento questa sera alle 22, New Age, via Tintoretto 14, Roncade. Biglietti da 25 euro.


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