«Quanta crudeltà nella natura umana»

TREVISO. Lo sguardo di Geraldine Chaplin, con quei curiosi “spot” sotto le ciglia (“piccoli occhi da clown triste”, come ebbe a definirli Oriana Fallaci in un’intervista del 1964), ricorda e proietta abbagliante una lunga storia del Novecento. Un racconto iniziato nel 1944, in pieno marasma mondiale, quando la prima degli otto figli avuti da Charlie Chaplin con Oona O’Neill venne al mondo: un’infanzia equamente spartita tra lezioni di danza e le parti da comparsa in alcuni indimenticabili film del padre (“Luci della Ribalta” e “Un Re a New York”), prima di crescere e di approdare sui set di pellicole storiche. Da “Il Dottor Zivago” (1965) a “Nashville” (1975), l’attrice ha attraversato la seconda metà del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio portando sulle spalle in modo leggero, e con passo agile come papà Charlot, il peso di un’eredità ragguardevole.
Arriva a Treviso, per le riprese - tra Montello e sinistra Piave - di “Rosso Istria”, scritto da Antonello Belluco, affresco dedicato alle vicende di guerra del 1943 e alla figura di Norma Cossetto, la studentessa istriana violentata e barbaramente uccisa dai titini), la Chaplin - 72 anni - racconta un po' di sé, alla presentazione del film.
«La mia parte è quella di un’amica di famiglia dei Cossetto, Giulia Visantrin, che entra in un magazzino da bambina e che ne esce, molto più grande e altrettanto cambiata, solo alla fine» dice. E chiosa, scherzando: «La nonna del gruppo». Nel mezzo, c’è il film: «Sono una semplice testimone, mio malgrado, di alcuni dei terribili eventi accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale; onestamente, al di là del mio ruolo, non conosco molto della storia istriana. Ma avendo frequentato Trieste e ora anche queste zone insieme alla troupe, percepisco distintamente quella sensazione che mi fa dire: ogni pietra, qui, ha una storia e dei ricordi».
Non è la prima volta in un film italiano per la Chaplin, che recitò, come lei stessa ha ricordato, in “Andremo in Città” (1966) di Nelo Risi, fratello di Dino: «Curioso come in quell’occasione i partigiani fossero i buoni assediati dai nazisti, mentre questa volta Maximiliano Hernando Bruno, il regista, mostrerà il volto sconosciuto di quelli che, nell’immaginario collettivo, sono sempre stati dipinti come i “good guys”, i partigiani. La storia cambia facce e protagonisti, ma sono totalmente convinta di una cosa: la natura umana, indipendentemente dalla politica, dai colori e dalle bandiere, è intrinsecamente impregnata di malvagità e crudeltà».
Nel cast di “Rosso Istria” (una produzione realmente diffusa e a carattere regionale, con riprese che hanno toccato anche Padova e Arquà Petrarca), oltre alla Chaplin, figurano Franco Nero, Sandra Ceccarelli e Selene Gandini, nel ruolo della Cossetto; una film «importante», come sottolineato dalla Venicefilm di Padova che lo produce (a Treviso, ha lavorato con il supporto tecnico della Treviso Film Commission), che verrà presentato (così si augura la produzione) durante la prossima Mostra del Cinema di Venezia. All’ultima edizione, lo scorso settembre, il progetto era stato invece presentato.
Da Geraldine, anche un ricordo del padre: «Ecco, lui sì che è stato uno di quelli a non aver mai cambiato casacca o giacchetta. Per me un vero esempio di moralità, come padre e come uomo: eternamente fedele ai suoi principi e altrettanto attaccato e attratto dalla giustizia. La gente, oltre che per il suo modo di stare sullo schermo e di girare con la macchina da presa, credo l’abbia amato anche per questo».
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