«Renderò giustizia a Casanova non fu solo un grande amatore»

Il regista Toffolutti pensa a una mostra diffusa e all’allestimento di Polémoscope  Con le sue messe in scena di prosa e opere musicali ha girato tutta l’Europa  



Pittore, scenografo, costumista e regista di teatro musicale e di prosa, Ezio Toffolutti, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha diretto allestimenti nelle più importanti istituzioni teatrali europee.

la produzione

Dopo aver iniziato come scenografo e costumista, avviando nel 1971 una stretta collaborazione con il regista Benno Besson, ha curato, dal 1983, la messa in scena di diverse opere. Fra le sue più apprezzate direzioni ci sono “Zobeide”allo Stadtstheater di Berna; “Così fan Tutte” al Palais Garnier di Parigi; “Il Matrimonio Segreto” al Kammeroper di Vienna; “Don Giovanni” in Olanda al Nationale Reisoper; “L’amour des trois oranges” di S. Prokofjev al Malibran di Venezia, “L’amore delle tre melarance” di Sanguineti al Teatro Goldoni di Venezia; “Il flauto magico” a Essen.

L’incontro

Nei giorni scorsi ha incontrato al Teatro Junghans della Giudecca gli allievi attori della Scuola Teatrale di Eccellenza sorta a Venezia e Padova nell’ambito del progetto TeSeO, presentando alcuni estratti della video registrazione di una delle sue ultime realizzazioni “L’Opera da tre soldi” che ha diretto nel Teatro di Dessau per l’edizione 2018 del Festival Kurt Weill, in occasione del 90° anniversario della prima rappresentazione di questa straordinaria creazione teatrale e musicale, che ha segnato la storia del teatro del Novecento. Lo spettacolo è stato ripreso per essere riproposto lo scorso marzo anche nell’edizione 2019 del Festival. Toffolutti ha evidenziato le modalità del suo approccio a un testo che traendo spunto dall’“Opera del mendicante” di John Gay voleva far partire dal palcoscenico un violento attacco alla società capitalista, stimolando una riflessione politica sullo sfruttamento anche attraverso l’impiego di una scrittura del tutto originale per l'epoca e di musiche che attingevano al jazz e alla canzone.

l’allestimento

«Il clima è quello degli anni Venti del secolo scorso, in cui gli artisti di diversi ambiti, figurativo, musicale si incontrano e danno il loro contributo alla realizzazione dell’allestimento. Mi sono limitato a cercare di rendere più attuale il linguaggio, mentre i costumi sono quelli dell’epoca vittoriana indicati da Brecht», ha spiegato il regista, «Per i personaggi ho seguito le indicazioni di Brecht. Con tutti gli interpreti, mi sono confrontato sull’impostazione del personaggio, ciascuno dei quali ha un suo mondo, e ho accolto i suggerimenti di attori e attrici. I testi, che il drammaturgo e regista aveva pensato dovessero essere trascritti su cartelloni da portare in palco li ho fatti recitare a un coro formato da prostitute».

in francia

Risale allo scorso autunno un’altra apprezzata regia di Toffolutti, il “Cendrillon” di Massenet, andato in scena in Francia nei teatri di Nantes e Angers: la critica ha parlato di meravigliosa messa in scena di quest’opera fiabesca raramente rappresentata. Sempre in Francia, nel 2017 per il Teatro di Nizza, Toffolutti aveva curato un’edizione del “Rigoletto” verdiano che ha riscosso grande successo, anche per l’impostazione scenografica percorsa da riferimenti e assonanze a dipinti e cicli custoditi in palazzi e chiese veneziani. Toffolutti ha diversi progetti nel cassetto. «Anzitutto la valorizzazione della figura di Giacomo Casanova, al di fuori della consueta icona dell’eros. A cominciare dal contesto familiare veramente di respiro europeo, con la madre Zanetta Farussi, affermata interprete nei più importanti teatri del continente, e il fratello Francesco, apprezzato pittore “battaglista”», spiega Toffolutti, «Pensavo a una mostra diffusa nella città, con il coinvolgimenti dei musei aperti e all’allestimento de “Le Polémoscope”, tragicommedia scritta in francese da Giacomo. Mi intriga la messa in scena di una commedia dell’architetto Gian Lorenzo Bernini, “L’impresario” ambientata nelle grandi feste teatrali del Seicento». E la sua Venezia? «È in corso un disperato scontro fra chi si batte per farla sopravvivere e chi la affossa facendo ponti d’oro a quelli che non esito a definire turisti – zombie», conclude Toffolutti, «Sono diversi i fronti su cui combattere, dal contrasto alla politica turistica che ha fatto della nostra città un polo crocieristico di Grandi Navi. Venezia è una città d’acqua: e l’unico modo per rendere tutti consapevoli della violenza che le si sta compiendo è imporre a quanti dicono di amarla di imparare a vogare alla veneziana». —





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