Ruggeri: «Nella musica vale chi ha più cose da dire»

Il “Viaggio incredibile tour” ha fatto tappa a Mestre e il cantautore si racconta «Un tempo le canzoni cambiavano il mondo, ora sono soltanto un riempitivo»
Di Michele Bugliari

MESTRE. Enrico Ruggeri con il suo “Un viaggio incredibile tour” ha fatto tappa al teatro Toniolo di Mestre.

“Il primo amore non si scorda mai”, il suo brano di Sanremo, è una canzone d’amore solo in apparenza, vero?

«Sì. Sembra un brano sanremese ma è esattamente il contrario perché la tesi è: noi siamo quello che ci è capitato in quegli anni lì. “Il primo amore” è la prima volta che abbiamo dormito fuori casa, non solo la prima ragazzina, è il primo concerto che abbiamo visto, nel mio caso anche il primo concerto fatto, la prima volta che ci siamo ubriacati, tutte cose che rimangono indelebili nella coscienza».

Qual è stato il primo concerto importante a cui ha assistito?

«Emerson, Lake & Palmer durante il tour di “Pictures at an an Exhibition” al Vigorelli a Milano, avevo 15 anni e sono rimasto folgorato».

Com’è cambiato il suo rapporto col Festival negli anni?

«La prima volta fu nel 1980 con i Decibel. Fummo contestati dai fan della prima ora perché eravamo il primo gruppo punk rock a partecipare a Sanremo, anche se poi “Contessa” di punk aveva ben poco, e questa cosa all’epoca sembrava inconcepibile. Poi, la storia ci ha dato ragione, perché due anni dopo al Festival c’è andato Vasco Rossi, poi Zucchero e alla fine ci sono andati quasi tutti. Per fortuna ho sentito anche questa volta l’aria che ho sentito nel 1980, cioè di essere completamente diverso da tutti. Poi, quest’anno sono stato anche fortunato perché se guardi com'è andata, c’erano due rapper, Elio e le Storie Tese, 15 lenti e il mio pezzo. Mi è andata veramente bene, quando arrivavo io, gli orchestrali si abbracciavano tra loro perché finalmente partiva qualcosa che li divertiva».

Con quale spirito ha affrontato le cover del leggendario David Bowie?

«Con affetto e incoscienza. Quando ho iniziato, come tutti, prima di scrivere i miei pezzi suonavo quelli degli altri. Quindi, ho ripreso in mano i capolavori di Bowie e li ho suonati con interpretazioni abbastanza attinenti agli originali».

Un recente servizio di Ballarò ci ha svelato che molti giovani non sanno perché si festeggia il 25 aprile.

«Credo ci sia una strategia mondiale dietro. Negli anni Sessanta e Settanta la musica fermava la guerra del Vietnam, dava coscienza a una generazione, grazie a personaggi come Bob Dylan, John Lennon e altri. A un certo punto, qualcuno avrà pensato di fermare tutto questo e la musica è tornata a essere un riempitivo che non fa pensare la gente e questi sono i risultati».

Lei è stato giudice a “X-Factor”. Che idea si è fatto dei talent-show?

«Purtroppo nei talent scegli quelli che cantano meglio, poi ti chiedi se quelli che sono durati negli ultimi 40 anni sono quelli che cantano meglio? No. Battiato, Vasco Rossi, Ruggeri, Paolo Conte, Gaber o Ligabue, chiunque ti piaccia, e che dura da 40 anni, non è quello che cantava meglio, era quello che aveva più cose da dire».

Si disse che “Contessa” dei Decibel contestasse Renato Zero, reo di essere diventato commerciale.

«L’hanno detto in molti nel 1980 ma non era vero ma in ossequio allo spirito punk abbiamo lasciato che partisse il casino».

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