Salmo: «Ho messo la maschera a Elvis»

PADOVA. Salmo, al secolo Maurizio Pisciottu, dopo aver dominato la scena rap con i live dell’anno scorso, tornerà in tour dal 5 maggio a Bologna. Grande attesa per la data del Geox a Padova, il 14 maggio alle 21.
Salmo, cosa ci può anticipare del concerto?
«Avrò una formazione a tre: voce, dj e batteria. Non avrò la band, come nell’ultimo tour della scorsa estate, in cui abbiamo fatto dei live sui grandi palchi dei festival. Sarà una formazione ridotta ma con la batteria per dare un tiro diverso dal classico live con il dj e basta».
Come è nato il personaggio di “Hellvisback”?
«L’idea era di mischiare qualcosa di retrò con una cosa attuale. Mi sono ispirato ai lavori di Banksy. Lui ha sempre messo accanto a cose vecchie i segni dell’attualità, come quando a un carrarmato del passato ha applicato le ganasce. Le cose vecchie nessuno le guarda più a meno che vengano avvicinate a qualcosa di attuale. Così, ho deciso di fare un’operazione di restyling a Elvis, applicandogli la maschera. Presley per me non rappresenta solo un’icona del passato ma una passione vera».
In “Mic Taser” parla di uno che vuole scappare ma da cosa? Dall’Italia?
«No. Sono nato e cresciuto in Sardegna e a un certo punto ho dovuto scappare, ma a una certa età devi mollare i genitori e arrangiarti».
Nel suo ultimo album parla di Gesù e di Giuda, per lei la religione è importante?
«Nella mia musica da sempre ci sono tante cose legate alla religione, a partire dal mio nome. È una scelta stilistica più che altro».
Come è nato il nome Salmo?
«Nasce dai graffiti, che ho fatto prima di avvicinarmi alla musica. Chi fa i graffiti scegli il proprio nome non in base al significato ma cercando un’armonia tra le lettere da cui è composto. Poi, Salmo suona bene, rimane in mente e ci puoi vedere mille cose: salmone se vuoi fare lo spiritoso ma anche salmo responsoriale, un riferimento religioso».
Lei è un rapper che ama altri generi come il rock.
«La primissima cosa che ho fatto è il rap, poi da lì ho spaziato. Ma ho fatto anche cose più punk-rock che rimangono nel mio bagaglio musicale e che oggi mi viene naturale riversare dentro il rap. Probabilmente è questo che fa funzionare la mia musica e mi permette di arrivare anche al pubblico del rock».
Quando ha iniziato a fare rap a 13 anni, che musica ascoltava?
«Tante cose diverse, la black music, Wilson Pickett e Al Green ma anche Nirvana, Green Day e Pantera. Se ti fossilizzi su un genere, non ti piace veramente la musica ma fare quello che fanno gli altri che è comprensibile da ragazzino ma non da adulto».
Come è nata la collaborazione il video e il remix di “Sabato” di Jovanotti, ?
«Lorenzo mi aveva fatto i complimenti su Twitter per “Death USB”. Dopo mi ha chiesto di curare la regia del video di “Sabato” insieme a Niccolò Celaia e Antonio Usbergo e mi ha fatto aprire i concerti negli stadi».
Come ha conosciuto Travis Barker batterista dei Blink-182?
«Quando sono andato a Los Angeles per l’iniziativa con la Red Bull, ho avuto l’opportunità di conoscere Travis. Poi lui ha suonato in un due miei pezzi di “Hellvisback”».
Sta lavorando al nuovo disco?
«Continuo a buttare giù nuove idee ma non ho l’esigenza di fare un nuovo disco per forza anche se la gente me lo chiede».
Biglietti: 22 euro (posto unico) e 50 euro (Vip Pack) su zedlive.com e ticketone.it.
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