Scamarcio: «Noi come il Leicester»

L’attore a Padova per presentare “Pericle il nero” selezionato nella Certain Regard a Cannes
Di Alberto Fassina
ZANETTI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - VIDEOFORUM RICCARDO SCAMARCI
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PADOVA. L’unico film italiano presente in una delle sezioni ufficiali del Festival di Cannes è “Pericle il nero”, prodotto e interpretato da Riccardo Scamarcio e diretto da Stefano Mordini. Attore e regista, prima di partire per la Croisette, ieri hanno fatto tappa a Padova per presentare il loro lavoro al pubblico del PortoAstra. Riccardo Scamarcio aveva in mente di trarre un film dall’omonimo libro di Giuseppe Ferradino già da diversi anni. «All’inizio il progetto prevedeva alla regia Abel Ferrara, con cui avevo già lavorato sia in “Go go Tales” sia in “Pasolini”» spiega Scamarcio «poi il progetto si è bloccato, ma non ho rinunciato. Dopo aver visto “Acciaio”, il film precedente di Stefano, ho pensato di parlarne a lui e siamo stati in sintonia fin da subito».

Il film esce in Italia domani e subito dopo ci sarà il passaggio a Cannes: anche se la gestazione è stata travagliata questo riconoscimento è già un grande traguardo. «Il nostro, rispetto a tante pellicole presenti al Festival, è veramente un piccolo film. Ma il fatto di essere stati selezionati nella Certain Regard, quella che io considero essere la rassegna più importante, è un risultato davvero eccezionale» spiega l’attore «un po’ come il Leicester che quest’anno ha vinto il campionato inglese battendo club più ricchi e blasonati. A Cannes il Concorso presenta autori i cui film hanno dietro le spalle le major. La Certain Regard invece guarda semplicemente al valore dei film senza altre distrazioni. È in questa sezione che i distributori cercano i film sapendo che lì spesso si trovano i nuovi e più interessanti talenti».

Da qualche anno Scamarcio assieme a Valeria Golino e Viola Prestieri ha fondato una casa di produzione, la Buena Onda: «Penso che il cinema italiano sia in pericolo e il rischio è la globalizzazione. Siamo invasi da film non nostri. Non ne faccio una questione di nazionalismo, ma di identità culturale, se non vogliamo perdere questi valori dobbiamo difenderli e il cinema ha la forza per farlo. Produrre, con tutti i rischi che comporta, per me ha anche il valore di fare una scelta precisa in questa direzione».

“Pericle il nero” è un film che si inserisce in un certo cinema dai toni cupi - come “Alaska” del padovano Claudio Cupellini, o i lavori di Stefano Sollima, “Suburra” e il “Gomorra” televisivo -, ma allo stesso tempo se ne discosta molto. «Già il titolo ci indicava una pista da seguire che è appunto quella del genere noir» spiega il regista Stefano Mordini, ospite con Scamarcio nella redazione del nostro giornale «i titoli citati fanno parte più del filone crime; ogni tipologia di racconto ha certe regole che si possono seguire o infrangere. Il noir, ad esempio, è caratterizzato spesso dalla voce fuori campo che aiuta ad entrare nell’animo del protagonista. Spesso il personaggio principale deve fare i conti con una solitudine interiore e attorno a lui si costruisce la trama. Già dalle pagine di Ferradino quello che ci ha catturato è la strana musica che suonava dentro la testa di Pericle. Abbiamo cercato di assecondarne i pensieri, accordandoci alle sue digressioni e alle sue intuizioni, solo così potevamo trovare la sua storia e quella del nostro film».

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