Se Camilla è una prof (e Matteo un prete), che Dio ci aiuti

Le fiction che imperversano nei palinsesti sono le figlie, le nipoti e le pronipoti di una gloriosa famiglia di sceneggiati e serie tv. Nell’albero genealogico si trovano gioielli di archeologia televisiva quali “La famiglia Benvenuti”, “Dov’è Anna?” e il mitologico “A come Andromeda”; poi si salta agli anni Ottanta con titoli che oggi fanno sorridere per la semplicità di trame e girato, quali “Amico mio” o “Incantesimo”.

Il ritorno a mani basse della fiction in tv ha genitori illustri: tra i primi a sostenerne la validità ci fu Rodolfo Sonego, uno dei nostri massimi sceneggiatori e padre nobile della commedia all’italiana, che ne vedeva tutti i lati positivi in termini di storie da raccontare e di ricadute di impiego nel settore dello spettacolo. Così è stato, anche se lui non ha vissuto purtroppo abbastanza per trovare conferma alla sue previsioni, né per innalzare eventualmente il contenuto dei prodotti.

Sono due i principali filoni di fiction: quella Mediaset con polpettoni di grande presa sul pubblico quali “L’onore e il rispetto” o “ Il bello delle donne” (è morto due giorni fa il loro prolifico autore, Teodosio Losito), e quella Rai. La Rai nelle fiction investe moltissimo, e moltissimo ricava in termini di pubblicità e di vendita all’estero. Diversifica in biopic (Chinnici, Mennea, Modugno) sempre di grande successo anche di critica, in prodotti di qualità alta (L’amica geniale, Il commissario Montalbano), e in intrattenimento puro. Ed è qui che si scatena la fantasia.

Perché se è credibile che il mondo dei Conservatori non sia quello della Compagnia del Cigno (ma credibili sono i palpiti adolescenziali e il tema dell’amicizia), è ugualmente auspicabile che il mondo della scuola non sia quello della prof. Pivetti - Camilla Baudino o dei suoi compiacenti colleghi sempre pronti a coprirla quando va qua e là a fare indagini in orario di lavoro. Il mondo reale non è quello dei Braccialetti rossi e dei giovani malati terminali che scappano dall’ospedale per andare a farsi un bagno al mare; né quello di don Matteo che con uno sguardo e una parabola convince gli assassini a confessare e redimersi in un letterale amen. I conventi non sono come quello di suor Angela (Che Dio ci aiuti), che per intrighi amorosi sembra piuttosto un club per scambisti. Non è un quotidiano credibile quello dove una collaboratrice in due anni diventa direttore (Una pallottola nel cuore): i giornalisti non hanno protestato, l’editore ha prestato la sede per le riprese. I Conservatori sono i primi a offendersi (tra l’altro sulla firma di Ivan Cotroneo, che è delle migliori), ma dovrebbero guardare il lato positivo: in tempi in cui il successo si raggiunge con quattro comparsate e due gorgheggi, la fiction mostra ragazzi che studiano nell’unica scuola dove il Bignami è inutile, di fronte a un pentagramma non ci sono scorciatoie. E, comunque, adesso qualche milione di persone in più sa chi era il Cigno. —

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