«Siamo una miscela di esseri viventi»

ROSÀ. Le notizie sono due: la pubblicazione del video di “Venti tornanti”, girato a 3200 metri di altezza, e la prosecuzione del tour. Prima data, dalle queste parti, stasera al Vinile di Rosà. Loro sono The Bastard Sons of Dioniso, gruppo il cui nome è spesso associato a X Factor (parteciparono nel 2009, arrivando secondi). Hanno da poco pubblicato un nuovo album, “Cambogia”. Ne abbiamo parlato con Jacopo Broseghini.
In Cambogia cantate «Saremo sempre bastardi». Cosa intendete?
«È una dichiarazione d’intenti: dire sempre la verità. Tutti noi siamo un incrocio di incroci, un incrocio di esseri umani. Nessuno è veramente originale: saremo sempre bastardi».
Non è un’affermazione un po’ fine a se stessa?
«C’è chi pensa di essere sempre nel giusto. C’è chi allontana ciò che è “diverso”. In realtà siamo una miscellanea di esseri viventi: non c’è nessuno che possa godere di un primato di purezza».
Ha ancora senso fare del rock and roll nel 2018?
«Certo, altrimenti non lo farei. Ora è pieno di suoni “di plastica”. Il rock è l’unico genere ancora legato agli strumenti reali e necessita di studio e fatica. Nel r’n’r, la musica è al centro di tutto. Nell’elettronica o nella house è diverso: basta mettere su un cd perché la gente balli. Il dj lo può fare chiunque».
È cambiato il pubblico?
«Il pubblico vuole sentirsi parte di una massa. Fatica a decifrare le cose che non conosce. Quanto a noi, facciamo quasi esclusivamente pezzi nostri, quindi il nostro pubblico è composto da persone disposte ad ascoltare. Questo ci porta, forse, a non essere particolarmente popolari, ma non ci interessa».
Rifiuta l’omologazione, però vi siete fatti conoscere con X Factor…
«Avevamo oltre trecento concerti e due dischi alle spalle. X Factor ci ha permesso di entrare nelle case delle persone, regalando dei momenti di felicità e leggerezza. C’è chi si è affezionato a noi e al nostro modo di fare musica e poi ci ha seguito. Altre persone si sono aggiunte successivamente. Comunque, anche dopo, è stata una strada in salita. Altrimenti lo farebbero tutti».
Un po’ come il video di “Venti tornanti”, girato a 3200 metri di altezza.
«Spettacolare! L’abbiamo registrata dal vivo, prendendoci una bella responsabilità, ma ci tenevamo molto. La canzone è dedicata a un luogo in cui trovare la pace e, per noi, quel luogo non può che essere rappresentato dalla montagna. Quindi abbiamo girato a Cima Posa, sulle Dolomiti di Brenta. Abbiamo dovuto aspettare dei mesi perché tutte le condizioni meteo fossero a nostro favore ma, alla fine, ne è valsa la pena».
Questi sono i Bastard più intimisti. Parlando di live, invece?
«Per noi è come tornare bambini. Abbiamo iniziato quando avevamo 16-17 anni. Ora abbiamo il doppio degli anni, ma è come se il tempo si fosse fermato. La scaletta del tour comprende tanto le canzoni degli inizi quanto quelle dell’ultimo album. Vogliamo entrare nella testa delle persone, perché è questa la nostra idea di intrattenimento. Finora ho visto parecchi sorrisi ai nostri concerti, quindi credo che ci stiamo riuscendo. Vogliamo trasmettere energia a chi ci viene a sentire».
Parlava dei tanti anni insieme. Siete mai stati vicini a una rottura?
«No, non è mai successo. Se un giorno decideremo di smettere di suonare, sarà perché non avremo più stimoli. Fino a quando continueremo ad avere voglia, passione e soddisfazioni continueremo su questa strada. Nella nostra carriera abbiamo sbagliato, ma abbiamo sempre sbagliato insieme. Dopodiché, la vita è lunga e riserva tante sorprese: abbiamo molte “vite” a disposizione, quindi mai dire mai. Per ora siamo felici così».
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