Treviso si mobilita per salvare i suoi colori
Uno studio della Fondazione Benetton censisce gli affreschi sulle facciate, nasce un comitato per sostenere il restauro

Sei anni di lavoro per ricostruire gli otto secoli di storia delle facciate affrescate del centro storico, per raccontare quella “urbs picta” che rischia d’essere sempre meno colorata e sempre più perduta. Centinaia di sopralluoghi, di rilievi e di scatti fotografici, di ore di ricerca negli archivi e di analisi delle fonti per documentare sia gli affreschi esistenti, sia quelli ora non più leggibili, sia quelli di edifici ormai perduti. Un lungo lavoro di valorizzazione che è stato anche spesso condiviso, animato dalla ferma volontà di salvaguardare quanto resta della Treviso affrescata, tanto da portare anche alla nascita di un comitato che vuole creare una nuova sensibilità per salvaguardare gli edifici ornati. È un lavoro immenso che già prima di essere pubblicato ha cominciato a sortire esiti felici, quello contenuto nel volume “Treviso urbs picta. Facciate affrescate della città dal XIII al XXI secolo: conoscenza e futuro di un bene comune”, curato da Rossella Riscica e Chiara Voltarel, che sarà presentato oggi alle 18 nella sede della Fondazione Benetton Studi Ricerche, che lo pubblica assieme ad Antiga Edizioni. Un libro che non è una semplice operazione editoriale, ma che vuole anzitutto riaccendere l’interesse sulle facciate dipinte trevigiane, grazie a una nuova catalogazione degli affreschi dopo il grande interesse che questo patrimonio, immenso e fragile, suscitò negli anni Ottanta, quando gli furono dedicate una serie d’iniziative per la sua conoscenza e salvaguardia. Trent’anni dopo quella campagna d’attenzioni, di cui oramai da tempo si sono esauriti gli echi, nel 2011 è stata la storica dell’arte Chiara Voltarel, forte dei suoi notevoli studi sul patrimonio storico artistico trevigiano, a far appassionare il direttore della Fondazione Marco Tamaro a un nuovo progetto di catalogazione degli affreschi che ha coinvolto un’ampia cerchia di referenti scientifici, prima tra tutte Rossella Riscica, architetto con significative esperienze nel campo della ricerca e del restauro.
Si è potuto così realizzare un dettagliato censimento di 614 edifici, 139 dei quali non più esistenti: un catalogo troppo vasto per essere contenuto integralmente in un testo stampato, tanto che il volume sarà completato da una banca dati a breve disponibile online, che consentirà anche l’aggiornamento costante della ricerca e la creazione di un’applicazione per smartphone e tablet che, attraverso la geolocalizzazione, faciliterà l’individuazione degli affreschi e la scoperta delle tante storie che testimoniano. Perché dietro agli affreschi esterni del centro storico trevigiano e al loro degrado, connesso sì agli agenti atmosferici ma anche a una notevole incuria, ci sono le storie delle famiglie che li commissionarono e quelle dei pittori (spesso anonimi, ma talvolta anche molto celebri) che li realizzarono, tanto da costituire non solo una pinacoteca all’aperto d’inestimabile valore, ma anche un fenomeno storico-culturale che negli ultimi anni Treviso non ha saputo valorizzare ne’ adeguatamente custodire. La salvaguardia della “urbs picta”, e con essa gli studi sul tema, non sembrano essere più da molti anni una priorità della città, tanto che solo 326 tra i 476 affreschi delle facciate ancora esistenti sono protette da vincoli di tutela (disciplinati, peraltro, da una legge del 1909) e che dal precedente censimento del 1982 risultano già perduti 10 edifici decorati. Ma, il vasto e articolato studio ha già incoraggiato l’avvio del progetto “Adotta un affresco”, patrocinato dal Comune di Treviso, nell’ambito del quale istituzioni pubbliche e privati promuoveranno e faciliteranno il restauro degli edifici affrescati, in gran parte di proprietà privata, utilizzando leggi e regolamenti che ne possono favorire il recupero. Nei prossimi mesi il Comitato organizzerà una serie d’incontri per promuovere l’iniziativa e presentare le modalità operative a tutti i cittadini, aziende o enti interessati al progetto, anche con il ricorso allo strumento dell’Art Bonus.
Nel volume, che nonostante la profondità dei contenuti non si pone come esercizio accademico bensì come agevole strumento di consultazione e approfondimento, Voltarel evidenzia la presenze di artisti e influssi di scuole attraverso i secoli, le tipologie e i soggetti degli affreschi, mentre Riscica tratta soprattutto i temi del degrado e della conservazione. Insieme, ripercorrono la storia dei palazzi trevigiani nei secoli, in un’inedita indagine sulle osservazioni inerenti allo stato di conservazione scritte da Bartolomeo Burchiellati, Luigi Bailo e Luigi Coletti. Ai loro saggi si affianca un ricco corredo fotografico a cura di Arcangelo Piai e Corrado Piccoli, così come un accurato excursus sulle guide a stampa di Treviso riguardo agli edifici dipinti firmato dallo storico della geografia Massimo Rossi, presenza istituzionale della Fondazione Benetton. Vi è poi il prezioso contributo alla ricerca dello storico dell’arte Lionello Puppi, supervisore scientifico del progetto, che allarga l’orizzonte storico e geografico delle facciate dipinte. Innescando, ad esempio, il superamento di letture “provinciali” che considerano gli affreschi realizzati in sostituzione di rivestimenti più preziosi, anche perché il loro uso in città ricche come Venezia suggerisce, invece, un’interpretazione delle decorazioni ad affresco in chiave ideologica e celebrativa. Andrea Bellieni, profondo conoscitore e cultore dell’urbanistica trevigiana, ripercorre invece la linea evolutiva che a Treviso lega struttura urbana e architettura durante i secoli del dominio veneziano, evidenziando come la decorazione pittorica si fa spesso carico dei compiti dell’architettura con cornici, capitelli e mensoloni reggi-davanzale: linee semplici o disegni complessi, affreschi fantasiosi o decorazioni rigorose che attendono di ritrovare i loro colori.
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