“Twin Peaks”, tornano gli incubi di Lynch

Proiezioni e incontri al Teatrino di Palazzo Grassi in vista del sequel. Martina: «È la madre di tutte le serie»

VENEZIA. A poco più di due mesi dall’attesissimo ritorno di “I segreti di Twin Peaks”, la serie televisiva ideata da David Lynch e Mark Frost - 26 anni dopo la prima, storica, messa in onda - il pubblico appassionato di incubi lynchani si prepara alla gran rentrée del regista del Montana.

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Prima del debutto ufficiale della nuova serie (il 21 maggio), il Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia diventa il centro di una rassegna di tre giorni dedicata all’universo creativo di Lynch, con incontri, dibattiti, proiezioni e, soprattutto, una maratona di Twin Peaks.

Il ciclo prenderà avvio giovedì (alle 20.30) con la proiezione del docu-film “David Lynch: the art life”, introdotto dal critico cinematografico Andrea Bellavita, per poi entrare nel vivo con la visione dei primi 4 episodi della serie e l’incontro con la direttrice del Torino Film Festival, Emanuela Martini (venerdì alle 20.30), e chiudersi con la proiezione delle altre 4 puntate della serie e di “Strade perdute” (il 18, dalle 17).

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Proprio Emanuela Martini ha definito Twin Peaks la «madre di tutte le serie». «Già dal suo esordio nel ’91 (era il 9 gennaio quando venne trasmesso il primo episodio su Canale 5) Twin Peaks aveva avuto un’accoglienza straordinaria» ricorda Emanuela Martini «la gente non si perdeva un episodio, mentre nelle orecchie di tutti risuonava il tormentone “Chi ha ucciso Laura Palmer?”. Rivista oggi la serie è incredibilmente moderna, intrisa di surrealismo e stravaganze che la rendono ancora innovativa. Per la tv era qualcosa di affascinante e di inedito anche se Twin Peaks - diversamente dalle serie d’autore di oggi - non nasceva come un prodotto “alto”, ma come un rimaneggiamento della soap opera classica, alla “Beautiful”. Con intrighi, incastri e personaggi di ritorno, tipici di quel genere televisivo».

Eppure, dopo che venne rivelato l’assassino di Laura Palmer, la serie ebbe un crollo.

«È noto che Lynch e Frost furono costretti dalla produzione a farlo. Anche per questo motivo, la seconda parte della serie virò decisamente sul soprannaturale, anche se gli elementi onirici - dalla stanza rossa al nano che balla - erano già presenti fin dall’inizio. Sembra quasi» confida Martini «che già allora Lynch portasse nella sua arte i fondamenti del pensiero meditativo: la serie, per esempio, è disseminata di riferimenti alla meditazione buddista».

L’attesa è molto alta e, per questo, l’operazione Twin Peaks 2.0 nasce in salita.

«Lynch è praticamente fermo da 11 anni e, quindi, è normale che le aspettative siano elevatissime. Non credo però che abbia ceduto solo a una pressione commerciale: magari il suo ritorno alla serie lo immaginava così già 25 anni fa».

Erano gli albori delle serie televisive che sono esplose dagli anni 2000, per poi diventare anche un fertile terreno d’autore. «Ricordo la serie “24” che aveva delle invenzioni stilistiche pazzesche. Ma anche “Lost” e, prima ancora, “I Soprano” con una sceneggiatura degna di Shakespeare. Poi sono arrivati Scorsese, Spielberg e altri grandi autori. In certi casi, queste serie rappresentano il meglio della produzione americana» sostiene. Tanto da fare gola anche ai Festival.

«È vero - conclude Emanuela Martini - ma c'è un grosso problema. Programmare l’anteprima di una serie durante una manifestazione come Berlino, Cannes o Venezia finisce per bruciarla, perché dopo qualche ora gli episodi circolerebbero già in rete».

A questo punto non resta che aspettare il 21 maggio, riempiendo l’attesa con la tre giorni di Venezia o con la retrospettiva su tutta l’opera di Lynch che, quasi contemporaneamente partirà da Padova (vedi box).

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