Vasco urla «Benvenuti» e la festa può iniziare

PADOVA. La grande festa rock di Padova, dei 43 mila e 500 che hanno riempito lo stadio Euganeo per il primo di una lunga serie di concerti che faranno grande l’estate della musica, comincia come si sapeva: con “Cosa succede in città”, e l’urlo del pubblico, il ballo scatenato che non resiste a una sola nota. E poi, Vasco: «Benvenuti, ben arrivati, ben tornati. Ciao Padova». Da qui alla fine, sarà un coro continuo, una gioia totale, una condivisione di musica, sudore, pelle e felicità.
Il ciclone Vasco Rossi ieri sera ha mandato in delirio gli spettatori della prima delle due serate padovane del suo fantascientifico “Vasco Non Stop Live 2018”. Uno spettacolo di grande impatto, due ore e mezza per contenere una trentina dei suoi successi più suggestivi tra pezzi rock e grandi ballad. Vasco, che l’anno scorso è stato protagonista dell’evento da record “Modena Park” (225.000 spettatori), mancava dall’Euganeo dalla doppia data del 2015. Ieri, il compito di scaldare il pubblico dalle 19.40 alle 20 è andato alla supporter ufficiale del tour Clara Moroni, storica corista di Vasco, sostituita nella band dalla giovane Beatrice Antolini. Ha proposte le sue nuove canzoni tra rock e musica elettronica, accompagnata da un chitarrista e dalle basi. Intanto, lo stadio andava verso il tutto esaurito in un fluire ordinato del pubblico, senza problemi e con la situazione sotto controllo. E finalmente, alle 21.15 Vasco è salito sul palco: in gran forma, ha cominciato a cantare in mezzo al pubblico in delirio “Cosa succede in città” in una grintosa versione metal industrial. Subito dopo, il saluto: i fan hanno cominciato a cantare con lui al primo brano e non hanno smesso fino all’ultimo bis.
“Cosa succede in città” è un po’ il manifesto del Vasco più anticonformista e arrabbiato, inciso nel 1985 dopo un periodo di 22 giorni di carcere. Con il secondo brano il rocker ha continuato nel filone della rabbia: ecco “Deviazioni”, uscita direttamente da “Bollicine”, l’album del grande successo, targato 1983. Poi, il Komandante ha pigiato l’acceleratore con “Blasco Rossi”, pezzo con cui nel 1987 se la prese con i moralisti che all’epoca colpirono lui e i suoi collaboratori e amici.
Il concerto ha preso una piega più morbida con “E adesso che tocca a me” e “Come nelle favole”, per poi tornare al rock di “Fegato, fegato spappolato” con una citazione di “Enter Sandman” dei Metallica, gruppo che a febbraio a Torino lo ha omaggiato cantando “C’è chi dice no”. È arrivato così il momento del “Rock Medley” (“Delusa”, “T’immagini”, “Mi piaci perché”, “Gioca con me”, “Stasera!”, “Sono ancora in coma” e “Rock ‘n’ Roll Show”), “Vivere non è facile”, “Sono innocente ma...” e “La fine del millennio”.
La band in grande spolvero, composta da Stef Burns (chitarra), Vince Pàstano (chitarra), Alberto Rocchetti (tastiere), Frank Nemola (tastiere e tromba), Andrea Torresani (basso) sostituto di Claudio “Gallo” Golinelli (che dopo il grave malore che gli è capitato durante le prove a Lignano ora sta migliorando ma certo ancora non può salire sul palco), Matt Laug (batteria) e Beatrice Antolini (cori, percussioni, pianoforte e chitarra), ha permesso a Vasco di riposarsi con due strumentali: “Ciao” e “Interludio”.
Il Komandante è tornato sul palco con una rinnovata grinta per urlare: “C’è chi dice no”, “Gli spari sopra”, “Stupido hotel”, e “Siamo soli” (con lo storico riff di basso composto nel 1981 da Golinelli). Non potevano mancare “Domenica lunatica” e il “Il mondo che vorrei”. Vasco ha chiuso il concerto con l’Electro Dance Medley (“Brava”, “L’uomo più semplice”, “Ti prendo e ti porto via” e “Dimentichiamoci questa città”), “Rewind” e “Un mondo migliore”. Grande spazio alla sue più intense ballad per i bis con il “Medley acustico” (“Dillo alla luna”, “L’una per te” ed “E...”), “Senza parole”, “Vivere”, “Sally”, “Siamo solo noi”, “Vita spericolata – Canzone” e l’immancabile “Albachiara” in chiusura.
Questo concerto è una produzione all’altezza della fama di Vasco, che rende ogni nuovo tour sempre più sorprendente. Dopo Modena non era facile, ma il rocker di Zocca nonostante i problemi di salute del passato, a 66 anni è più in forma che mai. Quella studiata per questo tour è una delle scalette più equilibrate di sempre tra brani rock, testi ribelli e le sue ballad romantiche ed esistenziali. Anche la sua ottima band sembra avere raggiunto una maturità inarrivabile. Il Gallo manca molto ai suoi fan ma il nuovo bassista Andrea Torresani ha dimostrato di saperlo sostituire adeguatamente. Menzione speciale all’ottimo Stef Burns che è uno dei chitarristi più interessanti del momento, dotato di un grande gusto. Fantastici come sempre anche i video che hanno accompagnato Vasco nel suo sunto di due ore e mezzo di una carriera unica, cominciata nel 1978 con l’album “…Ma cosa vuoi che sia una canzone”. Una canzone è questo: una notte di magia a scambiarsi musica, sudore, pelle e felicità.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova