Vicenza celebra il ritorno di Bellini

La “Trasfigurazione di Cristo” di Giovanni Bellini, che ritorna dopo quattro secoli, allestita splendidamente a Palazzo Leoni Montanari, la messa a punto di un percorso belliniano che attraversa la città, la riapertura di Palazzo Chiericati, storica sede della Pinacoteca Civica, con la rinnovata Ala Novecentesca: è una grande stagione quella che si apre a Vicenza nel segno dell’arte. Un progetto espositivo chiamato “Invito a Palazzo”, a sottolineare la possibilità di ammirare capolavori cinquecenteschi e meraviglie palladiane fino a oggi non fruibili dal largo pubblico. Il dipinto di Bellini, proveniente dal Museo di Capodimonte, sarà al centro di una mostra dossier dall’8 ottobre all’11 dicembre in tre sedi, le Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari, sede museale e culturale della Banca a Vicenza, la chiesa di Santa Corona, in cui si conserva il grandioso “Battesimo di Cristo” e Palazzo Chiericati che ospiterà il “Cristo crocifisso”.
Per Vicenza quello della “Trasfigurazione” è un ritorno importante: la magnifica tavola venne commissionata al Bellini per essere collocata nella Cattedrale, sull’altare della cappella Fioccardo, che però nel 1613 venne diversamente destinata e il capolavoro rimosso. Lo si ritrova più avanti nella Collezione Farnese a Parma, ma con il passaggio degli eredi Farnese a Napoli, nel 1734 anche il Bellini segue Carlo di Borbone, prima a Palazzo Reale, quindi nella Collezione Farnesiana di Capodimonte. Qui la qualità del dipinto colpisce i generali francesi che nel 1799 lo prelevano destinandolo oltralpe, ma il tentativo viene sventato, così come successivamente nel 1806.
Nel bellissimo dipinto, Gesù trasfigurato rivela la sua natura divina alla presenza di tre apostoli. La figura è il centro di tutto il discorso compositivo, con le candide vesti dello stesso nitore e trasparenza delle nuvole, in un’inquadratura frontale, mentre i Profeti conversano con lui della sua imminente passione e morte. Ma a colpire è anche l’ambientazione, quell’ampio paesaggio veneto e padano, nel quale sono riconoscibili il campanile della Basilica di Sant’Apollinare in Classe e la Tomba di Teodorico a Ravenna, e dove si vede una campagna solcata da sentieri, sullo fondo di colline e montagne sovrastate da cieli solcati da nuvole gonfie nel vento.
Proprio questo aspetto dell’opera costituisce il tema della mostra dossier, incentrata sull’invenzione del paesaggio moderno e sulla stupefacente qualità pittorica di uno dei maestri della Rinascenza. In Santa Corona si può ammirare il celeberrimo “Battesimo di Cristo”, pala monumentale datata tra il 1500 e il 1502, tra le prime opere nella produzione dell’artista a mostrare un’immersione pacata delle figure nello spazio che le circonda, attraversate dalla luce e dall’aria. L’approfondimento di questa mostra dossier è ospitato a Palazzo Chiericati, in concomitanza con la sua riapertura dopo il completamento dell’Ala Novecentesca. Un progetto espositivo curato da Giovanni Villa che gira intorno a un terzo capolavoro di Bellini, il “Cristo crocifisso in un cimitero ebraico” concessa in prestito da Palazzo Thiene. La tavola è preziosa anche per l’eccezionale stato di conservazione e unica per il soggetto rappresentato. Infatti non si è di fronte a una tipica Crocifissione. Qui Bellini colloca il solo Cristo crocifisso in un ambiente singolare, caratterizzato da tre lapidi tombali che forma ed iscrizioni dichiarano ebraiche, in un paesaggio extraurbano prossimo a una città che appare a un tempo reale e ideale.
Intorno alle tre opere di Bellini a Vicenza si costruisce così un itinerario in grado di esaltarne il ruolo di protagonista assoluto della sua epoca, vero unificatore in un solo linguaggio dei tanti dialetti artistici della penisola.
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