Visentin torna a casa: «Io, Beruschi e Teocoli e la magia del palco al Derby di Milano»

Era l’unico chansonnier “puro” «nella Scala del cabaret». Giovedì si esibirà a Merlara dove c’era la bottega del padre

MERLARA.

Un giorno chiesero a Gino Paoli di interpretare Jacques Brel. Lui si negò e disse ai giornalisti: «Chiedete a Franco. Lui è il più breliano di tutti». Il Franco in questione è Franco Visentin, che oggi compie 75 anni e che per la prima volta si esibirà nel suo paese natale, a Merlara. In sala Celotto, in Villa Barbarigo, giovedì sera alle 20.30 lo chansonnier porterà canzoni, racconti e ricordi che hanno animato decenni di carriera, a partire dal ventennio d’oro al Derby di Milano, vero e proprio tempio dello spettacolo e del cabaret italiano.

uno di loro

Per più di dieci anni Visentin è stato l’unico cantante stabile in mezzo a tanti attori comici e cabarettisti. Era infatti l’epoca di Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Teo Teocoli, i Gatti di Vicolo Miracoli e Massimo Boldi. Visentin era uno di loro. «Avevo lasciato Merlara a 12 anni e avevo raggiunto Milano con la mia famiglia. Milano, la città che ha realizzato tutti i nostri sogni», racconta l’artista. Che per imparare a suonare la chitarra dovette prendere lezioni private, «perché la chitarra ancora non si insegnava al conservatorio, era considerato lo strumento povero per le bicchierate con amici». Per Franco, invece, la chitarra era «la cornice per ciò che volevo raccontare».

Fu sua inseparabile compagna sul palco del Derby di via Monte Rosa 84, «che era la Scala del cabaret» ricorda il chansonnier «io, Enrico Beruschi, Teocoli e i Gatti eravamo quelli della compagnia stabile. Poi arrivavano i fuoriclasse come Walter Valdi, Lino Toffolo e Gianfranco Funari».

A Visentin si deve una delle operazioni culturali più apprezzate di quegli anni, portata avanti assieme a Enrico Medail: la traduzione letteraria delle musiche di Jacques Brel (ma anche di Leo Ferré). «Tutti mi conoscevano per questo forte legame con Brel. Paoli, un giorno, mi inviò un esercito di giornalisti in spiaggia: mi aveva indicato come “il più breliano” degli italiani».

Dopo il Derby, nel cuore di Visentin c’è un altro storico locale: La Bussola di Viareggio, icona dell’epoca creata da Sergio Bernardini. Qui il cantante aprì le serate di mostri sacri come Paoli, Modugno e Juliette Greco. «Ricordo che stavo entrando in scena e la Greco mi fermò tutta agitata. Mi indicò l’orologio che avevo al polso: “no no!”, mi esclamò. Il riflesso del vetro poteva distrarre gli spettatori. Lo tolsi e da allora non lo indossai più sul palco».

Ma gli aneddoti raccolti in anni di carriera sono infiniti: «Jannacci aveva portato al Derby lo spettacolo “La tappezzeria”. Pochi minuti prima dello show era venuto meno un interprete e mi chiamò disperato: “Vieni tu per favore e giuro che ti regalo tutte le basi musicali che vuoi”. Andai. Ma sto ancora aspettando quelle basi».

E poi i film con Renato Pozzetto, «ma il cinema non faceva per me, volevo l’emozione e il giudizio immediato del pubblico».

di nuovo a casa

A Merlara, Visentin si esibisce per la prima volta in vita: «Sarà emozionante esibirmi in quella villa che, mezzo secolo fa, era la bottega di falegname di mio padre. Arriverò in scena con una valigia. Anni fa era piena di rabbia e di forse. Oggi è vuota, leggera». —


 

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