>>>ANSA/ Condannati i 3 imputati per gestione Coro della Sistina
(di Fausto Gasparroni) (ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 10 DIC - Con la condanna di tutti e tre gli imputati termina, dopo un anno e mezzo, il processo sulla gestione finanziaria del Coro della Cappella musicale pontificia. Il Tribunale vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone, ha emesso oggi la sentenza di primo grado che condanna l'ex direttore mons. Massimo Palombella a 3 anni e 2 mesi di reclusione, 9 mila euro di multa e interdizione dai pubblici uffici per un tempo pari alla durata della pena detentiva; l'ex direttore finanziario Michelangelo Nardella a 4 anni e 8 mesi di reclusione; 7 mila euro di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici; alla moglie di Nardella, Simona Rossi, 2 anni di reclusione, 5 mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Peculato, riciclaggio e truffa i principali capi di accusa a carico dei due allora vertici del Coro della Sistina responsabile del servizio musicale nelle celebrazioni liturgiche in Vaticano, divenuto nel tempo ente autonomo che si esibisce anche in concerti in giro per l'Italia e il mondo. Il sacerdote salesiano e il responsabile dell'amministrazione sono stati condannati, infatti, anche per abuso d'ufficio continuato per condotte relative all'organizzazione dei concerti in favore di importanti aziende italiane. Nell'ambito del procedimento è stato, inoltre, ordinato, a carico di Nardella, la confisca di 123.646,21 euro; ancora a Nardella e mons. Palombella, in solido tra loro, la confisca di 127 mila euro, oltre a interessi e rivalutazione, quale profitto del delitto di abuso d'ufficio; e a carico di Nardella e la consorte, in solido tra loro, la confisca di 29.699,02 euro. I tre imputati sono stati poi condannati al risarcimento delle spese processuali; assolti, invece, da alcuni reati per insufficienza di prove o perché il fatto non sussiste. Il processo, aperto il 24 maggio 2023, era conseguenza di un'indagine autorizzata nel 2018 dal Papa "sugli aspetti economico-amministrativi" del Coro. Ancora prima vi erano state alcune lettere di lamentele e polemiche, in particolare dai genitori dei "Pueri Cantores", per la partecipazione a eventi pubblici poco consoni alla missione originaria. L'inchiesta ha fatto emergere presunti comportamenti scorretti e, in seguito, una gestione disordinata dei fondi. Tanto che Francesco, nel gennaio 2019, con un Motu Proprio trasferì la Cappella Musicale dalla Prefettura della Casa pontificia sotto la giurisdizione dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche pontificie, affidando al contempo l'amministrazione economica dello stesso ente a mons. Guido Pozzo. Nel processo, le accuse si sono concretizzate in peculato, riciclaggio, truffa, appropriazione indebita. Durante le udienze è stato ascoltato come testimone anche mons. Georg Gaenswein, ex segretario particolare di Benedetto XVI e prefetto della Casa Pontificia, ora nunzio in Lituania. Per l'avvocato Laura Sgrò, difensore di Nardella e di Simona Rossi, però, con la sentenza emessa oggi il Tribunale vaticano "ha in buona parte sconfessato la ricostruzione accusatoria del promotore di giustizia". Infatti, dei 15 capi d'imputazione a carico di Nardella, di cui tre in concorso con la Rossi e quattro con Palombella, lo stesso Nardella "è stato assolto per ben otto capi di imputazione perché il fatto non sussiste o per insufficienza di prove". Rossi "è stata a sua volta assolta dalle accuse per due capi di imputazione sui tre formulati dal promotore di giustizia". "In termini strettamente numerici non può certo dirsi una vittoria dell'Ufficio del promotore di giustizia", rileva la legale, secondo cui "le indagini, infatti, durate oltre cinque anni, hanno condotto a delle importanti assoluzioni per più della metà dei capi di accusa". "Non conosciamo ancora le motivazioni della sentenza, che impugneremo per i capi per i quali il Tribunale ha deciso la condanna", aggiunge l'avv. Sgrò: "Come diceva un noto politico italiano, le sentenze dei giudici non si discutono, si appellano. Ed è quello che faremo quanto prima". (ANSA).
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