>ANSA-FOCUS/I Ris nel deposito Eni, indagini su cause perdita

'Accertamenti su esplosivi'. L'Azienda: 'prematura ogni ipotesi'

(ANSA) - CALENZANO (FIRENZE), 10 DIC - Omicidio colposo plurimo: sarebbe una delle ipotesi di reato per le quali la procura di Prato ha aperto un'inchiesta dopo l'esplosione avvenuta lunedì mattina al deposito Eni di Calenzano, comune in provincia di Firenze che ricade però sotto la giurisdizione della magistratura pratese. Da quanto appreso i ci sarebbe però almeno anche un'altra contestazione anche se non è trapelato né il titolo di reato né se siano già state iscritte delle persone nel registro degli indagati. Il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, ha condotto in mattinata un altro sopralluogo nel deposito di Calenzano. Con il magistrato anche il Ris dei carabinieri e i consulenti nominati dalla procura. In tutto sono quattro e tra questi ci sono l'esplosivista Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino. Entrambi hanno tra l'altro già lavorato come consulenti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato lo stesso Tescaroli quando era pm a Caltanissetta. I due consulenti si sono presentati martedì mattina al deposito Eni spiegando genericamente di essere stati incaricati di svolgere "una perizia sugli esplosivi". Da quanto appreso l'inchiesta mira ad appurare se, come già emerso e come avrebbero riferito un testimone, ci sia stata una fuoruscita di liquido e in caso affermativo da dove, se da un'autobotte o dall'impianto. Ancora, capire quale fosse il piano sicurezza. E poi individuare l'innesco dell'esplosione. Alcuni esperti fanno presente che la benzina brucia mentre a causare l'esplosione sono i vapori e in questo caso, a provocare la deflagrazione, potrebbe bastare anche un semplice sfregamento. L'esplosione, in base a quanto emerso, si sarebbe verificata mentre era in corso il rifornimento di un'autobotte. Ma a questa circostanza, viene fatto notare in ambienti investigativi, al momento non necessariamente si deve o può essere legata la causa della deflagrazione. Poco prima dell'incidente a Calenzano, si apprende sempre da fonti investigative, un operatore che era alla pensilina numero 6 dell'area di carico, che ne conta 10, avrebbe anche dato l'allarme: erano le 10:21 e 30 secondi, questa l'orario registrato, quando avrebbe premuto il pulsante. Pochi secondi dopo c'è stata la deflagrazione nell'area di carico: almeno cinque le autocisterne coinvolte. Eni oggi ha intanto diffuso una nota per spiegare che sta collaborando con l'autorità giudiziaria "per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell'esplosione". Delle quali però, sottolinea l'azienda "è assolutamente prematuro ipotizzare la natura". "Non ci capacitiamo di quanto è successo, per noi autisti l'impianto è sicuro - ha raccontato Giuseppe, uno degli autisti di cisterne che da 35 anni lavora nell'impianto Eni di Calenzano -. Conosciamo benissimo tutte le procedure e i funzionamenti della sicurezza all'interno dell'impianto e non riusciamo a spiegarci cosa sia accaduto. Anche quando c'è stato una rottura o uno spandimento non si è mai arrivati a creare un pericolo veramente. All'interno siamo controllati continuamente e per noi l'insicurezza nasce invece appena usciamo dal deposito perché non sai cosa ti può succedere mentre guidi". (ANSA).

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