>>>ANSA/ Il governo a caccia di fondi. Il gelo delle banche
(di Chiara De Felice) (ANSA) - ROMA, 10 DIC - Il governo torna a chiedere sacrifici alle banche e si riaccende lo scontro con gli istituti di credito che dovranno fare da cassa alla manovra, in particolare, stavolta, per poter ridurre l'Ires alle imprese, una tassa che pesa anche su di loro. A differenza di due mesi fa, quando le banche negoziarono il primo contributo inserito nella legge di bilancio, pari a 2,5 miliardi per il prossimo biennio, stavolta si parla di cifre decisamente meno allarmanti: ridurre l'Ires dal 24% al 20% (si ragiona ancora su una forchetta tra il 3% e il 5%) costerebbe 400 milioni di euro. Ma la reazione del settore bancario, colto di sorpresa anche stavolta, è ugualmente fredda: "Non ci sono testi giuridici o emendamenti", taglia corto il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. "Io esamino solo testi giuridici, che in questo caso non ho visto e non ci sono", spiega Patuelli a margine di un convegno sul Mezzogiorno. Ma sui testi la maggioranza è al lavoro proprio in queste ore: in una riunione al Mef, il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, i sottosegretari Federico Freni e Lucia Albano, e i relatori della manovra provano a tradurre, assieme agli uffici legislativi, le decisioni prese dal vertice dei leader, che planeranno come emendamenti governo-relatori entro giovedì alle 12 sul tavolo della commissione Bilancio alla Camera. Sul nuovo round di sacrifici per le banche Fratelli d'Italia non ha dubbi: "Non mi sembra che questo governo non abbia tenuto conto del ruolo delle banche e del loro valore sociale. Potrebbe esserci un piccolo sacrificio rispetto all'importante successo che invece hanno avuto nell'ultimo periodo, certificato anche dalle agenzie di rating", spiega il presidente della commissione Finanze della Camera e responsabile economia di FdI, Marco Osnato. Più cauta Forza Italia: "Dobbiamo leggere il testo sulle condizioni inserite dal Mef sul punto. Prendiamo atto che apparirebbe una cifra modesta, sul principio personalmente non sono d'accordo come non eravamo d'accordo anche in passato", chiarisce il capogruppo di FI alla Camera, Paolo Barelli. Sull'Ires, una norma tutta da scrivere anche sul capitolo coperture, l'idea sarebbe procedere con un taglio sostanzioso per le imprese che trattengono gli utili in azienda e ne reinvestono una parte, o erogano welfare, o assumono. Ma non è detto che sia un beneficio per tutte: molto dipende dove si fermerà l'asticella della quota di utili da trattenere, perché se sarà molto elevata taglierà fuori le quotate, che gli utili li devono distribuire. Potrebbero poi esserci anche vincoli stringenti sull'occupazione, che ridurrebbero ulteriormente la platea. A quel punto la misura potrebbe diventare ancora meno onerosa per lo Stato. Tra le altre modifiche alla manovra, in via di definizione, c'è lo stralcio della norma sui revisori del Mef. "Le società che percepiscono un finanziamento pubblico hanno già dei revisori dei conti iscritti all'albo" per cui "non c'era nessuna necessità di aggiungere o appesantire con un revisore dei conti di Stato. Non c'è più quella ipotesi", spiega Barelli. Cambierà - oltre alla web tax che resterà solo per i grandi - anche la tassa su bitcoin e fratelli: "Nessuna stangata sulle criptovalute grazie all'impegno e al lavoro della Lega", fanno sapere Freni e il deputato Giulio Centemero, che fin dall'inizio si sono spesi per correggere l'aumento dal 26% al 42% dell'aliquota sulle plusvalenze realizzate con il rimborso o la cessione di cripto-attività. Il presidente di Noi moderati, Maurizio Lupi, plaude alle modifiche, care al suo partito e approvate dal vertice di maggioranza, tra cui l'aumento delle detrazioni scolastiche, il contributo alle scuole paritarie per il sostegno agli studenti con disabilità, la flat tax al 5% sugli straordinari degli infermieri e la partecipazione dei lavoratori agli utili dell'impresa. Forza Italia invece ritira quello che proroga di un anno la sugar tax. (ANSA).
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