Gino Cecchettin a Giffoni, un blog su parole del patriarcato

Vivo a prescindere dai gradi di giudizio, rabbia non porta nulla

(ANSA) - GIFFONI VALLE PIANA, 18 LUG - "Vivo a prescindere dai gradi di giudizio. Come cittadino, sono conscio che ci debbano essere delle pene per chi rompe quel patto sociale che sono le leggi, ma la vedo come una cosa esterna. Non voglio farmi condizionare la vita da una sentenza". E' la convinzione di Gino Cecchettin che al Giffoni Film Festival parla dei propositi e dei progetti della Fondazione intitolata a sua figlia Giulia, vittima di femminicidio nel 2023 e diventata un simbolo per la lotta contro la violenza di genere. E aggiunge: "La rabbia non porta a nulla, la conoscenza è alla base di tutto". È proprio sull'educazione all'affettività e alla gestione delle emozioni che Cecchettin vuole dedicare l'attenzione e gli sforzi della Fondazione per contribuire a un miglioramento sociale, e afferma: "Se Filippo avesse seguito un corso di emotività, probabilmente rispetto al no di Giulia avrebbe sì sofferto, ma anche compreso che la vita continua e si va avanti. Questo dovremmo insegnare ai nostri ragazzi: non esiste il buio totale, l'educazione serve a togliere quello strato di polvere e a far capire che lì sotto c'è la luce". Che l'educazione passi anche dal linguaggio è un tema che sta particolarmente a cuore a Gino Cecchettin, che sul patriarcato commenta: "È una parola che dà fastidio ma parliamo di un problema sociale che è ancora vivo nel tessuto, nei comportamenti, ma che non si vede sia perché ci siamo abituati o sia perché viene visto come qualcosa di arcaico. Invece c'è, è presente anche nella cronaca quotidiana, e quindi bisogna continuare a parlarne." E da lì lancia la proposta ai giurati: "Mi piacerebbe vedere un blog in cui sono raccolte le espressioni di sessismo, di maschilismo, di patriarcato, così quando qualcuno chiede cos'è si hanno evidenze. Fatelo voi che avete gli strumenti per digitalizzare. Iniziamo dal linguaggio". Sugli investimenti nella sicurezza commenta: "C'è ancora molto da fare soprattutto sul fronte della sicurezza. Oggi incontrerete il ministro Piantedosi che è tra le istituzioni che si sono proposte di collaborare con noi. Io gli chiederei di incentivare gli aiuti per le donne che denunciano e che così sono maggiormente esposte al rischio. Di accelerare i tempi delle indagini, di fare maggiore attenzione alle segnalazioni. Proprio per questo abbiamo intenzione di promuovere dei corsi di formazione specifici per le forze dell'ordine". In merito alla sua reazione dopo la tragica morte di Giulia, Cecchettin commenta: "L'odio sapevo che avrebbe fatto più male a me che ad altri. E in un momento in cui non potevo soffrire più di quanto facevo, ho cercato in tutti i modi di esulare da questi sentimenti. Non che il dolore scomparisse - ammette il padre di Giulia che precisa - so che fino al mio ultimo giorno lo proverò intensamente, ma non provare ira e rabbia mi rende forte per i miei ragazzi". La capacità di trasformare la sua enorme sofferenza in qualcosa di utile colpisce profondamente i ragazzi di Giffoni: "Ho provato un dolore lancinante, che mi ha ferito come non mai prima - racconta Cecchettin - e pensare a un altro genitore vivere quello che ho vissuto mi ha dato pena. Questo l'ho unito al fatto che Giulia era altruista per carattere: ho voluto assomigliare a lei - cosa che all'inizio non era nelle mie corde - cercare di essere un po' più altruista per aiutare un altro genitore a non provarlo." (ANSA).

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