Guillermo Arriaga, l'ironia un bisturi per svelare le incoerenze

(ANSA) - CAGLIARI, 21 GIU - "Esiste una regola secondo me, una contraddizione solo apparente: a scrivere opere a carattere umoristico sono di solito le persone più cupe. Al contrario noi, che scriviamo drammi, siamo persone più leggere, più ironiche. L'ironia è una parte fondamentale per entrare in contatto con le altre persone, un bisturi affilato capace di rivelare le incoerenze insite in ogni aspetto della vita". Sorprendente e istrionico, Guillermo Arriaga ha strappato più di una risata al pubblico del Marina Cafè Noir, il festival letterario più longevo della Sardegna, ospitato sulla terrazza del Bastione Saint Remy, a Cagliari. Autore di culto, assurto al rango di classico contemporaneo con Il Selvaggio, Arriaga ha profondamente segnato l'immaginario collettivo di tutto il mondo firmando come sceneggiatore i più grandi capolavori di Alejandro Inarritu, da Babel a 21 grammi. Sfoggiando a tratti un ottimo italiano, ha subito voluto rendere omaggio ad Antonio Gramsci: "Un filosofo molto importante per la mia generazione, un pensatore che mi ha segnato profondamente a livello personale". Tanti gli spunti di conversazione, orientata dal giornalista Celestino Tabasso con l'interpretazione di Maura Bagnone, per un dialogo che lo scrittore di Città del Messico, autore di Amores perros, ha condotto interamente in piedi, "per rispetto del pubblico". Intenso lo spazio dedicato al racconto del suo ultimo romanzo, Strane, tradotto in Italia da Bompiani, una storia di amicizia, amore e coraggio per un'avventura che indaga l'ascesa della scienza nel XVIII secolo, con la sua lotta alle convenzioni religiose e sociali. Palma d'oro a Cannes nel 2005 per Le tre sepolture, Arriaga ha poi aperto il suo laboratorio di scrittore, un'attività, svela, a cui dedica 12 ore al giorno di lavoro "come i grandi atleti che si allenano per migliorare". Cita Messi e Cristiano Ronaldo, l'ossessione "dei più grandi" nell'affinare il talento. Quindi una riflessione sull'arte, sul mestiere di scrivere, sul ruolo delle storie: "Credo che l'obiettivo principale dell'arte sia quello di far nascere domande, piuttosto che dare delle risposte. E oggi abbiamo tante domande da farci, ma la cosa importante è che tutte queste domande ci portino a un dialogo. L'obiettivo dell'arte è proprio questo: promuovere il dialogo". Un concetto tutt'altro che banale in un mondo lacerato dai conflitti. (ANSA).
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