Mantovano, per analisti intelligence identità non sia segreta

"Aumenterebbe collaborazione con atenei e senso d'appartenenza"

(ANSA) - ROMA, 10 DIC - "Troviamo strade per riconsiderare i vincoli di segretezza riguardanti l'identità del personale della nostra intelligence non impiegato in contesti operativi, per agevolare una più libera propagazione del senso di appartenenza a questa sempre più fondamentale articolazione dello Stato". È la "proposta" lanciata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza, intervenendo a Palazzo Dante alla cerimonia di premiazione della sesta edizione del premio "Una tesi per la sicurezza nazionale", promosso dal Dis con l'obiettivo di avvicinare le giovani generazioni al mondo dell'Intelligence. Mantovano ha sottolineato come l'intelligence sia tra le "articolazioni dello Stato più apprezzate", anche "in ambienti come quelli delle aziende, delle università, dei centri di ricerca", e "questo profilo non sempre è adeguatamente valorizzato". Da qui nasce il suo "interrogativo, correlato con l'inadeguata percezione del valore dell'intelligence: essere così rigorosi nel divieto di disvelamento dell'identità degli appartenenti dei Servizi di informazione per la sicurezza è ancora una necessità al passo coi tempi?". Il riferimento, ha chiarito, è solo per chi "è impegnato nell'attività di analisi, o comunque in una attività caratterizzata da una naturale esposizione pubblica". Secondo il sottosegretario, "i rettori delle università italiane più importanti e note, statali e non statali, sarebbero lieti di mettere a disposizione dell'intelligence nazionale alcuni dei loro migliori ex studenti o dei loro ricercatori. Ritengono una simile collaborazione motivo di vanto. Soffrono però il fatto di non poterne fare cenno pubblicamente. E questo ne determina l'impedimento. In altre Nazioni occidentali non è così". (ANSA).

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