Maxi frode sul Bonus Facciate: scoperti 2,2 milioni di crediti d’imposta illeciti, quattro imprenditori denunciati
L’inchiesta della Guardia di Finanza di Treviso, i titolari di imprese edili accusati di indebita percezione di erogazioni pubbliche: avrebbero simulato lavori di ristrutturazione mai eseguiti su facciate di immobili intestati a 24 cittadini ignari residenti in tutta Italia

Le Fiamme Gialle del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Treviso hanno scoperto un’articolata frode fiscale legata al Bonus Facciate per un valore complessivo di 2,2 milioni di euro di crediti d’imposta indebitamente ottenuti.
L’agevolazione, introdotta dalla Legge di bilancio 2020, consentiva una detrazione del 50% per interventi di ristrutturazione delle facciate esterne degli edifici.
Quattro le persone finite nel mirino degli inquirenti: un cittadino italiano e tre stranieri, tutti titolari di imprese edili, che sono stati denunciati in concorso alla Procura della Repubblica di Treviso per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche. L’amministratore italiano della società capofila è stato inoltre segnalato per reati tributari.
L’inchiesta, condotta dai finanzieri del Gruppo di Treviso sotto il coordinamento del capitano Daniele Leonetti, è partita dall’analisi di alcune segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio riferite a un’impresa dell’hinterland trevigiano. Gli approfondimenti investigativi hanno portato alla luce un sistema fraudolento ben strutturato.
Secondo quanto accertato, gli indagati avevano simulato lavori di ristrutturazione mai eseguiti su facciate di immobili intestati a 24 cittadini ignari, residenti in varie province italiane tra cui Belluno, Bologna, Gorizia, Massa Carrara, Padova, Pisa, Potenza, Rimini, Roma, Torino, Vercelli, Verona, Vicenza e Udine. I “clienti fantasma”, convocati e ascoltati come testimoni, hanno dichiarato di non aver mai autorizzato né commissionato alcun intervento edilizio, né tantomeno di conoscere le imprese coinvolte.
Attraverso la produzione di documentazione falsa, i responsabili hanno generato crediti d’imposta fittizi poi monetizzati grazie alla cessione diretta a Poste Italiane e ad altre imprese compiacenti, gestite dai tre imprenditori stranieri coinvolti nella frode.
Nel corso delle indagini, la società trevigiana è risultata anche inadempiente nella presentazione delle dichiarazioni fiscali. Per questo motivo è stata sottoposta a verifica fiscale, finalizzata al recupero dei proventi illeciti non dichiarati e all’accertamento dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti in favore di altre aziende della zona.
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