L’imprenditrice Candiotto:«Dalla manifattura 4.0 all’industria 5.0: la tecnologia al servizio dell’uomo per liberare la creatività»

«Dall’industry 4.0 stiamo passando al 5.0. In una parola dall’introduzione di tecnologia per l’efficienza dei processi a un nuovo modello culturale che vede la tecnologia piegarsi alle esigenze dell’uomo, liberandolo dai compiti ripetitivi per dargli l’opportunità di dedicarsi ad attività creative e a maggiore valore aggiunto».
È quanto crede Antonella Candiotto, presidente e Ceo di Galdi Srl ma anche presidente del gruppo metalmeccanico di Confindustria Veneto Est e membro del comitato scientifico di Digitalmeet, la rassegna che si svolge in tutt’Italia dal 21 al 27 ottobre con 130 eventi.
La dodicesima edizione di Digitalmeet sarà presente in tutto il Paese: da Torino a Lecce, risalendo per Potenza, Roma Siena, Firenze, Bologna e fino Trento (passando ovviamente per il Triveneto) con oltre 130 eventi tutti dedicati all’alfabetizzazione digitale.
Candiotto è un’imprenditrice che ha vissuto in prima persona l’evoluzione tecnologica degli ultimi anni. La sua azienda, forte di un fatturato che nel 2024 dovrebbe superare i 30 milioni di euro, negli ultimi anni è protagonista di una crescita costante nei mercati (il 90% dei suoi prodotti viene venuta all’estero) e nei ricavi.
Quanto è stata utile l’introduzione del digitale nella sua azienda?
«Noi facciamo macchine per il confezionamento di liquidi alimentari, tipo i cartoni del latte, i succhi di frutta e così via. Siamo un’impresa della meccatronica, quelle che uniscono una parte meccanica a un’elettronica avanzata. Siamo partiti nel 2017 dalle competenze interne per lo sviluppo dei software delle macchine. Poi abbiamo investito nell’introduzione delle tecnologie 4.0 e successivamente nella tecnologia necessaria per connettere le nostre macchine in rete, raccogliere i dati trasmessi ed elaborarli al servizio dell’efficienza dei nostri clienti. Ora stiamo affrontando il 5.0 per rendere più fruibili le interfacce uomo-macchina, semplificare i processi di formazione necessari al loro uso e garantire non solo efficienza ma anche qualità al prodotto e ai posti di lavoro».
Queste scelte hanno migliorato la vostra competitività sui mercati?
«Certamente sì anche se la nostra crescita tecnologica, che prosegue ormai da almeno tre anni, è andata di pari passo a un’espansione importante sui mercati internazionali. Mercati che attualmente valgono il 90% del nostro fatturato. La nostra però è stata una scelta ragionata e consapevole. Abbiamo iniziato leggendo le debolezze dei nostri processi. Li abbiamo individuati e progettato come migliorarli. Solo allora abbiamo introdotto nuove tecnologie, in una logica di Lean manufacturing molto precisa».
Come presidente del gruppo metalmeccanici di Confindustria Veneto Est, che percezione ha dello stato dell’innovazione tecnologia applicata alle imprese?
«Il mondo della manifattura è molto eterogeneo. Ci sono filiere che, come l’automotive, stanno soffrendo anche se in parte sono state tra le prime a modernizzarsi, altre che invece procedono molto bene grazie ad un approccio tecnologico-evolutivo diffuso. Ma c’è anche chi è rimasto un po’ indietro. Sta proprio alle aziende a capo di filiere specifiche, aziende che per dimensioni possono contare su maggiori investimenti in R&d, trasformazione green ecc, tirarsi dietro anche le altre».
In Galdi voi avete sviluppato un intero edificio, il Galdi Village, lo avete fatto a questo scopo?
«Sì e no. Proprio in una chiave 5.0 sentivamo l’esigenza di uno spazio polifunzionale, non produttivo ma creativo dove i nostri clienti, i nostri collaboratori e i nostri stakeholder potessero confrontarsi. Un edificio pensato in una chiave estetica e funzionale ben precisa di circa 1000 mq (si tratta di un progetto architettonico sul quale abbiamo lavorato a lungo) che ospita una palestra, spazi per il ping pong, ma anche sale riunioni e aree dimostrative. L’industry 4.0 lo abbiamo lasciato in produzione, qui diamo spazio a team tecnici e creativi che migliorano i prodotti e creano un dialogo costante interno all’azienda e esterno verso il mondo con cui collaboriamo».
Dialogo e creatività come elementi strategici della nuova rivoluzione 5.0. Va in questo senso anche la sua partecipazione al comitato scientifico di Digitalmeet?
«Certo. Avere l’opportunità di confrontarsi con docenti universitari, professionisti, imprenditori e amministratori pubblici che stanno lavorando all’introduzione del digitale nei propri ambiti di attività è estremamente stimolante. Ci si confronta, si affrontano tematiche strategiche, si riflette sulle eventuali soluzioni. E questo con un obiettivo comune: quello di accelerare un’alfabetizzazione digitale avanzata nel Paese. Questo perché crediamo che diffondere la cultura tecnologica sia che è un elemento fondante del successo della rivoluzione 5.0 che abbiamo di fronte».
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