Testata all’arbitro, il calciatore: «Chiedo scusa»

Igor Grecea, il 37enne che ha colpito il direttore di gara veneziano di San Fidenzio Polverara-Due Stelle: «Dieci secondi di blackout»

Marco Zorzo
Igor Grecea, 37 anni
Igor Grecea, 37 anni

Cinque notti senza chiudere occhio, soprattutto quella di mercoledì, giorno del giudizio da parte del giudice sportivo. Igor Grecea, 37 anni, moldavo, da 20 anni in Italia, corriere per la Fedex, ma soprattutto con il calcio nel sangue, non sa darsi pace.

La testata all'arbitro Labranca di Venezia al minuto numero 92 di San Fidenzio Polverara-Due Stelle di domenica scorsa con la finalissima in palio per il passaggio in Prima categoria, ha messo la pietra tombale sul suo piccolo grande mondo antico di calciatore. Dal provino con la Viterbese in serie C (2005) ai giorni nostri. E Igor dopo l'aggressione, ci mette la faccia, senza se e senza ma.

Grecea ma cosa ha combinato?

«Prima di tutto voglio chiedere scusa pubblicamente al direttore di gara, il signor Antonio Labranca. Ho fatto una cretinata, la peggiore della mia vita. Sono davvero mortificato».

Ma cosa ha scatenato la sua furia?

«Sono stati dieci secondi di fuoco: quando ho visto il cartellino rosso sono diventato un toro scatenato».

Scusi, ma al 92' eravate sotto 1-4: c'era bisogno di tutta questa violenza?

«No, nella maniera più assoluta. Per questa mia follia non so ancora darmi pace. Ma la cosa che mi fa davvero male, oltre al fatto di aver aggredito l'arbitro è un'altra».

Quale?

«I cinque anni di Daspo: non potrò andare a vedere l partite di mio figlio, 8 anni, gioca con il Casalserugo. Ecco, è la cosa per la quale soffro maggiormente. Ovvio, è giusto per il mio gesto insano. Ma posso garantire che l'Igor fuori dal campo non è quello di domenica scorsa».

In che senso?

«Mi hanno etichettato come un violento, ma non lo sono».

Però ha proseguito il suo match anche negli spogliatoi, giusto?

«Solo verbalmente. Non ho più cercato alcun contato fisico. Le verità è che per tutta la partita il difensore avversario mi ha preso a gomitate. Ma questo fa parte del gioco, lo so. Sono esploso: ho sbagliato e pagherò, giustamente».

Lo sa che potrebbero esserci anche conseguenze penali oltre alle sportive?

«Sì. E se dovrò pagare il mio gesto violento lo farò anche davanti alla giustizia ordinaria».

Cosa dice sua moglie?

«Eh, Marta mi sta riempendo di parole tutta la settimana, giustamente».

Tuttavia i bene informati dicono che lei è sempre stato un po' fumantino in campo, è vero?

«Diciamo che mi sono sempre fatto rispettare. In questi 20 anni ho subìto un oceano di frasi razziste nei miei confronti: moldavo di m..., sporco zingaro e altre cose. Ma tutto questo non deve giustificare la mia follia di domenica scorsa. Mi dispiace anche per il San Fidenzio, fantastica società».

Potesse tornare indietro?

«Magari... cancellerei immediatamente quell'attimo di pura follia».

Ha provato a contattare l'arbitro?

«Sì, ma non mi risponde. Lo capisco. Anch'io farei come lui. Però mi auguro di potermi spiegare di persona. So che non sarà semplice, tuttavia voglio provarci».

Solo calcio in tv d'ora in avanti, dunque?

«Non ho alternative. Fuori dagli impianti sportivi per cinque anni. Ripeto, non poter vedere mio figlio giocare: è la cosa che mi deprime di più. Ma è giusto pagare quando si sbaglia come ho fatto io in modo violento e clamoroso».

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