«Io ho avuto solo applausi ora decideranno i trevigiani»

TREVISO. «Ho amministrato per 22 anni Treviso e ho raccolto solo applausi. Se in seno alla nuova generazione della Lega c’è un cambiamento di rotta, non me ne frega nulla: da alpino, resto fedele al motto: Dio, patria e famiglia. La vera Lega, comunque, sono io. L’ho creata io». Giancarlo Gentilini si scrolla dalle spalle con un buffetto e una risata il violento attacco del segretario Dimitri Coin. L’amarezza, certo, non manca. Però lo Sceriffo rilancia subito.
Sceriffo Gentilini, è finita davvero un’epoca. Roba da non credere: il Carroccio che le indica l’uscita.
«Capirai. Il guaio è che c’è troppa dialettica politica in questa Lega: doveva restare la mia Lega del 1994, un movimento frizzante, rivoluzionario, vero. E invece la Lega è diventata semplicemente un partito come tutti gli altri, intenta solo alla spartizione del potere, lontana dalla gente. Sono io a dire, per primo, che questa Lega non mi appartiene. Però resto leghista».
Il segretario provinciale Coin è stato chiaro: per le comunali del 2018 di Treviso si arrangiano da soli.
«Ognuno ora faccia i propri giochi: decideranno i trevigiani cosa fare nelle prossime elezioni. Comunque io non accetto diktat da nessuno, lascio al popolo la decisione sul mio destino, non a un segretario».
E se tra pochi mesi dovesse sentire il suo popolo ancora pronto a sostenerla alle urne?
«Sono troppo vecchio per correre: sceglierò però un candidato sindaco di mio gradimento, con tanto di lista».
Ma questo vorrà dire scendere in campo contro il candidato sindaco della Lega.
«Certo».
E se ci dovesse essere un ballottaggio tra Manildo con il suo centrosinistra e il candidato della Lega, i suoi voti a chi andrebbero?
«Mai ai bolscevichi».
Non mi dirà che alla fine porterà i voti alla Lega.
«Tempo al tempo».
Che irriconoscenti però, questi giovani.
«Senza la mia vittoria alle comunali del 1994 su Tognana qui, la Lega, sarebbe morta nella culla. Ero un candidato diverso da tutti gli altri paludati, noiosi, soporiferi. Ho vinto e portato acqua a tutti. E sempre con me, negli anni, la Lega ha vissuto i suoi fasti. Sarò sempre orgoglioso di questo. Una storia gloriosa, insomma, che questi ignorano, o meglio: vogliono ignorare». (a.z.)
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