«A Veneto Banca cerchiamo un partner non un’annessione»

Il presidente Stefano Ambrosini: tra i soci un clima positivo L’ingresso del fondo Atlante è un’ipotesi non remota

TREVISO.

Veneto Banca: il presidente Stefano Ambrosini spalanca le porte ad un partner che possa salvare l’istituto di Montebelluna, alla ricerca di un miliardo di euro tra i soci e gli investitori per aumentare il capitale sociale e mettersi in linea con i requisiti della Bce. La ricapitalizzazione è la prima tappa della road map di risanamento, e la seconda sarà proprio la ricerca di una partnership: fusione con Bvpi o alleanza con qualche popolare dell’Emilia Romagna? Ambrosini, nell’intervista al Sole 24 ore, si limita a dire che «c’è l’esigenza di un’integrazione, ma non di un’annessione “colonialista” da parte di altri».

Nell’intervista, il presidente affronta vari temi, in primis il ruolo di Atlante, che ha fatto sapere di puntare al 50,01% di Veneto Banca, per avviare il piano di risanamento che potrebbe procedere di pario passo con la fusione-integrazione con Bpvi, controllata totalmente da Penati che ha sottoscritto 1,5 miliardi. Ambrosini valuta “non funesta” l’eventualità di un arrivo del Fondo Atlante nell’azionariato di Montebelluna. «Non ho elementi per formulare una prognosi, ma in ogni caso mi sembra un’eventualità tutt’altro che remota o funesta».

I soci di “Per Veneto Banca” guidati da Bruno Zago e gli azionisti di Schiavon hanno scelto lui, il docente universitario esperto di ristrutturazioni aziendali, per il rilancio dell’istituto. «Siamo l’oggetto della loro garanzia, pertanto mi sembra corretto astenermi da rapporti con Atlante fino al 24 giugno, alla chiusura dell’aumento. Ho grande considerazione per le elevate professionalità del fondo, del suo comitato investitori e delle strutture di Quesito», ha sottolineato Ambrosini. In ogni caso il presidente di Veneto Banca spiega che in prospettiva la banca trevigiana avrà bisogno di un partner e sottolinea che il clima tra soci di Veneto Banca non è affatto negativo «al di là dell’oggettiva e risaputa rischiosità dell’investimento».

Il presidente interviene anche nel dibattito interno al Cda, relativo all’impegno dei grandi azionisti: se Bruno Zago continua a ripetere di aver raccolto impegni di sottoscrizione pari a 600 milioni di euro, Stefano Ambrosini si limita a dire: «In generale suggerirei di evitare dichiarazioni roboanti che oltre a non poggiare ancora su dati di fatto ma su meri auspici rischiano solo di turbare il mercato».

Il presidente conferma poi di voler procedere con l’azione di responsabilità nei confronti degli ex presidenti e Cda, che verrà analizzata nell’assemblea del 15 luglio «ma per motivi tecnici può essere rinviata alla fine di settembre».

Sul Corriere della Sera, Bruno Zago dà invece fiato ai progetti degli azionisti locali. «Non dico che il consiglio di amministrazione debba essere composto tutto da persone di Montebelluna o di Treviso, ma il rapporto con il territorio deve rimanere», dice il re della carta, ribattezzato l’imprenditore “anti-Atlante”. «Parlo a titolo personale, sia chiaro - ha proseguito l’imprenditore a capo della Pro-Gest, venti aziende, 450 milioni di euro di fatturato, 1000 dipendenti in Italia «Bisogna pensare a cos’è il Veneto: una terra piena di aziende, soprattutto piccole, che ne hanno fatto la storia. Non è possibile che si trovino senza un istituto di credito». (n.br.)

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