Abbattere le statue ma soltanto nel rispetto della storia
La statua di Montanelli ora è stata ripulita, e la Magistratura fa le doverose indagini. Ma il problema della “decapitazione” delle statue di Cristoforo Colombo si ripresenta periodicamente, negli Usa, e senza bisogno che accadano fatti tragici come quelli dei giorni scorsi contro cittadini afroamericani. Di là dall’Atlantico anche altre statue sono state abbattute, quelle di alcuni comandanti dell’esercito confederato sudista nella Guerra di Secessione. E in Gran Bretagna addirittura statue di Winston Churchill sono state aggredite e brutalizzate, come nel caso di Montanelli.
Sono da mettere sullo stesso piano tutte queste manifestazioni di disprezzo per figure comunque storicamente importanti del passato? Di primo acchito sembrerebbe di sì, dato che tutte sono compiute in nome della difesa di princìpi etico-politici che quei gesti violenti vorrebbero riaffermare. Le cose però sono (quasi) sempre un po’ più complesse di come si presentano. Perché occorre avere rispetto della storia, all’interno della quale i valori ed i princìpi cambiano, evolvono, secondo dinamiche assai difficili da determinare in astratto.
Le statue dei comandanti sudisti negli Usa sono state erette per una sorta di “damnatio memoriae”… all’incontrario, cioè per tenere viva con un’operazione puramente politica la memoria di un’ideologia suprematista che si vuole oggi riaffermare da parte di alcuni, onorando con una statua eretta un secolo dopo generali dei Confederati sudisti che per l’affermazione di quell’ideologia suprematista stavano combattendo contro gli Stati del Nord, gli Unionisti. E poi avevano magari anche fondato il Ku Klux Klan. Un conto è abbattere la statua di Stalin dopo la denuncia delle atrocità da lui ordinate pochi anni prima, o gettare a terra quella di Mussolini dopo il 25 aprile, altro conto è aggredire le statue di personaggi storici ai quali quelle statue sono state erette per mantenere la memoria di ciò che essi avevano fatto “per” il loro popolo, non “contro” di esso, o addirittura per l’umanità intera, come Cristoforo Colombo, pur essendo stati quei personaggi comunque figli del loro tempo, ed averne anche talvolta condiviso valori che noi oggi riteniamo non più degni di essere riaffermati, anzi li riteniamo odiosi pregiudizi. La differenza sta nel fatto che non per riaffermare quei pregiudizi le statue di quei personaggi sono state erette, ma per tutto quanto di importante e di positivo hanno fatto “nonostante” siano stati vittime anch’essi di quei pregiudizi diffusi nei tempi loro. Non vanno certo onorati per non essere stati capaci di sottrarsi a quei pregiudizi, ma per quanto di importante e degno hanno fatto nella loro vita complessivamente considerata. Attenzione, dunque, perché altrimenti dovremmo bruciare anche tutti i libri di Aristotele, perché per Aristotele la schiavitù non era un problema, anzi era una cosa “naturale”. E abbattere la statua di Washington. —
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