Addio a Reolon, l’alfiere delle Dolomiti

L’esponente del Pd si è spento a 66 anni. Dalla Provincia di Belluno alla Regione, una vita spesa in difesa del montagna
Feltre, 15 maggio 2009. Il presidente della provincia di Belluno e candidato alle prossime elezioni provinciali Sergio Reolon si è recato al mercato di Feltre per dialogare con i suoi potenziali elettori. Nel corso della mattinata si è parlato di problematiche della provincia e dei traguardi raggiunti in questi ultimi 4 anni di carica.
Feltre, 15 maggio 2009. Il presidente della provincia di Belluno e candidato alle prossime elezioni provinciali Sergio Reolon si è recato al mercato di Feltre per dialogare con i suoi potenziali elettori. Nel corso della mattinata si è parlato di problematiche della provincia e dei traguardi raggiunti in questi ultimi 4 anni di carica.

BELLUNO. Le Dolomiti sopra ogni cosa. Prima delle divisioni politiche, oltre la fatica di far conoscere alla pianura come si vive giorno dopo giorno nel cuore della nostra “grande bellezza”, le montagne. Malato da mesi, Sergio Reolon è morto ieri mattina a 66 anni nella sua casa di Fiammoi: quarant’anni da protagonista della vita amministrativa di Belluno ma anche della politica regionale all’assemblea del Veneto nei banchi del Pd. Tanti i messaggi di cordoglio da amici, colleghi, avversari, cittadini: i funerali lunedì alle 14 al cimitero di Castion. Un’esistenza, quella di Reolon, che ha visto la luce a pochi chilometri dal mare dei Caraibi: nasce il 22 maggio 1951 a Caracas, capitale del Venezuela, alla fine di un lungo viaggio iniziato sulle Dolomiti per cercare un futuro migliore. Non sarà l’unica esperienza cosmopolita. Tra i 7 e i 9 anni vive in Rhodesia, nell’odierno Zimbabwe. Il ritorno a Belluno coincide con l’esordio in politica: nel 1975, a 24 anni, diventa funzionario del Pci, poi l’approdo in Consiglio provinciale, dove rimane per dieci anni (affiancando all’assemblea l’attività di presidente di imprese cooperative) dapprima come assessore, poi come vicepresidente e presidente. Nel 2010 l’elezione in Regione, nella lista del partito democratico, a cui è arrivato dopo un percorso che l’ha visto tra i protagonisti della costruzione della Margherita. Sono gli anni del riconoscimento della specificità bellunese nello Statuto regionale e successivamente della legge che la sancisce. Una stagione che si chiude nel 2015: Reolon si ricandida a sostegno di Alessandra Moretti ma, nonostante sia il candidato con il maggior numero di preferenze, la sconfitta dem non gli consente di rientrare a Palazzo Ferro-Fini. Nei mesi successivi scrive “Kill Heidi”, il suo testamento politico, insieme a Marcella Morandini, e lancia una ricetta semplice,ma al tempo stesso ambiziosa: per sopravvivere, la montagna deve superare il concetto bucolico, stile Heidi appunto, e guardare ad uno sviluppo moderno e sostenibile.

Molti i messaggi che ricordano il suo impegno civile. ««Se n'è andato un collega battagliero, dalla forte personalità, che amava la sua terra bellunese alla quale ha dedicato tanta passione, competenza ed energie, fino alla fine della sua troppo breve vita», le parole del governatore Luca Zaia «Sergio è stato un uomo politico e un amministratore pubblico che ha interpretato fino in fondo il suo ruolo senza fare sconti a nessuno, ma leale nel comportamento e nel confronto. La sua è stata una delle voci più autorevoli, convinte e combattive che si sia alzata a difesa della montagna». La sua scomparsa lascia un grande vuoto, figura autentica delle istituzioni, democratico e comunista, ha accompagnato il Veneto dagli anni di piombo al terzo millennio». fa eco il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti.

«Ha speso la vita per la montagna e le sue genti e ci racconta una storia di passione, di lotte apparentemente invincibili e di innovazione», lo ricorda il depuato bellunese del Pd Roger De Menech «questo territorio, questa provincia, tutti noi dobbiamo tanto a Sergio. Al di là delle tante battaglie vinte, dal demanio idrico al minimo deflusso vitale, dal riconoscimento della specificità di chi lavora e vive in montagna alle leggi che provano a ridurre il differenziale tra montagna e pianura, Sergio ci ha fatto crescere politicamente e culturalmente». « L'avevo sentito poche settimane fa, in occasione della presentazione a Trento del suo ultimo libro», dichiaraLorenzo Dellai, capogruppo di Democrazia Solidale alla Camera «quasi un testamento politico, nel quale ha riassunto le sue idee e sopratutto le sue preoccupazioni per una montagna bellunese incapace ancora di trovare la via del futuro. Sergio Reolon lascia il ricordo vivo di un buon amministratore e di un politico appassionato».

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