Alla festa dei veneti l’arcivescovo parla dei nuovi migranti «Aiuti a casa loro»

L’arcivescovo Alberto Bottari de Castello, di Montebelluna, già nunzio del papa in mezzo mondo, fino all’anno scorso, in Ungheria, sdogana Orban. Lo fa nella messa, in Pian Cansiglio, davanti ai duemila Trevisani che festeggiano i Veneti nel mondo. «Con Orban ci conosciamo molto bene. Siamo quasi amici. E’ un uomo di governo preparato. Lui è cristiano calvinista, la moglie cattolica. Quando mi vede, mi saluta con un serio “Laudetur Jesus Christus”. Le sue idee sono in gran parte condivisibili, alcune poco. Ma va capito. L’Ungheria è uno dei paesi più cristiani d’Europa. Loro hanno paura dei turchi, che per due secoli li hanno invasi. Ed è impossibile liberarli da quella preoccupazione». Il tradizionale raduno in Pian Cansiglio si è svolto nel clima della festa. Si è applaudito Riccardo Masini quando ha letto l’appassionata preghiera dell’emigrante, che è tutta accoglienza. Ma non meno vigorosi sono stati i battimani all’arcivescovo e a Luca Zaia, governatore del Veneto, quando ha affermato che gli immigrati hanno diritto a coltivare la loro identità, ma rispettando le regole. «Aiutiamoli piuttosto a casa loro», ha insistito l’arcivescovo, raccomandando di essere generosi con i missionari: sia di “grana” – ha specificato sorridendo – che di “grappa’”. «I vescovi dell’Africa – dove pure lui è stato come nunzio – ci chiedono di aiutare questi giovani a non scappare. E’ importante farli studiare e lavorare». La Festa in Cansiglio ha visti presenti una cinquantina di sindaci, i parlamentari Dario Bond e Raffaele Baratto, l’assessore Emanuela Lanzarin. Il “Cansiglio Day” è iniziato con la sfilata dei labari delle Istituzioni venete e delle decine di organizzazioni di Veneti nel Mondo, è proseguito con la messa concelebrata da mons. Bottari, da don Canuto Toso, e da altri sacerdoti. Alla conclusione, dopo l’intervento del presidente Guido Campagnolo, Zaia ha premiato tre veneti particolarmente distintisi: Piergiorgio Boschiero, Amalia Pavanel e Odino Soligo, nato a Trevignano, maratoneta a 96 anni e imprenditore di successo in Canada. «Oggi rendiamo omaggio con orgoglio e riconoscenza – ha detto il governatore – a dei grandi veneti, che sono partiti dalle loro terre in un momento storico di povertà e sofferenze e hanno portato letteralmente in ogni angolo del mondo la loro onestà, la laboriosità, la voglia di contribuire alle crescita dei Paesi che li ospitavano, ed è per questo che ancora oggi le comunità venete sono amate e apprezzate ovunque. È il Modello Veneto dell’emigrazione – ha aggiunto – che andrebbe preso ad esempio dai flussi di oggi, perché i nostri emigrati partivano non per riempire le galere o bighellonare per le strade, ma per realizzare un progetto di vita, portare lavoro, conoscenze, capacità di sacrificio».
A margine, Zaia ha parlato anche del Decreto Dignità: «La Lega sta facendo un lavoro strepitoso confermando che il decreto uscito dal Consiglio dei Ministri era modificabile, quindi mi spiace per quelli che si stracciano le vesti e dicono Zaia mette in discussione il decreto. Il decreto uscito aveva bisogno di correzioni e la Lega le ha portate avanti - ha aggiunto -Troppo appiattiti sugli imprenditori vuol dire penalizzare i lavoratori, troppo appiattiti sui lavoratori vuol dire penalizzare gli imprenditori».
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