Alla Giostra della Rocca lo sperone della vergogna

Scontri e polemiche a Monselice. Un vero e proprio scandalo con probabili strascichi giudiziari ha minato la venticinquestima edizione della Giostra della Rocca. Squalificato San Martino: il fantino Alfiero Capiani avrebbe usato gli speroni, vietati nella competizione. Il Palio va così alla Torre
L'immagine che inchioda Capiani
L'immagine che inchioda Capiani
MONSELICE.
Scandalo alla Giostra della Rocca, con probabili strascichi giudiziari per il «cavaliere nero» di San Martino. Vittoria alla Torre, ma senza disputare la finale. L'avversario di Willer Giacomoni della Torre, ovvero Alfiero Capiani della contrada di San Martino, faentino come lui (ma del Rione Nero, mentre lui è del Rosso), è stato tolto di gara, «sgamato» con uno sperone incerottato sugli stivali. Atto vietatissimo, questo, non solo dal regolamento della Giostra ma anche dall'ordinanza emanata un anno fa dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini in materia di maltrattamento agli animali.


Il provvedimento, che disciplina lo svolgimento di manifestazioni storiche come la Giostra, sanziona il ricorso a tutti i mezzi che infliggono sofferenze ai cavalli. Sicché per Capiani, che a Monselice ieri si vedeva per la prima volta (e sarà anche l'ultima...), oltre alla squalifica dall'ordine d'arrivo, potrebbe aggiungersi la ben più temibile condanna per maltrattamenti. Che implicherebbe una pesante sanzione e l'inibizione a partecipare a tutte le future competizioni.


Ad inchiodare Capiani è stato Giuliano Brunazzo, focoso capo degli «ultras» della Torre che, fotogrammi alla mano, ha dimostrato ai giudici che quanto aveva visto non era un'allucinazione.


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Il caos è scoppiato quando ormai sul campo di gara del bosco dei frati stava calando il buio. Capiani, si stava «caricando» per la finale, sostenuto dalle speranze di San Martino di tornare a vincere la quintana dopo il divorzio da Ricchiuti e Colombari (plurivincitori della gara, anch'essi romagnoli), è stato invitato dallo speaker a presentarsi in campo con il cavallo per un controllo.


Lui ha tentennato. Tensione in campo. Poi il faentino ha dovuto giocoforza affrontare la platea poiché era stato addirittura chiesto l'intervento dei carabinieri. E' stato inondato dai fischi. La capocontrada di San Martino, Paola Signoretto, per lavare preventivamente l'onta ha fatto sapere per voce dello speaker che in caso di illecito confermato, San Martino chiederà scusa a tutti. E' stata profeta, perché di lì a poco la verità è stata ufficializzata, scatenando la gioia di quelli della Torre e la vergogna e la rabbia di quelli di San Martino, traditi da quel «cavaliere nero» che tanto li aveva illusi con i suoi tempi da sballo (sempre sui 50" a prova) e la sua portentosa mira nell'infilzare anelli. L'ha tradito un cerotto. Quello che doveva celare il suo micidiale sperone.

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