Appuntamento in hotel con l’auto blu: Mantoan sotto accusa per peculato

Inchiesta della finanza davanti al gip di Vicenza: incontro per una faccenda personale, il capo della Sanità rischia il giudizio
MARIAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-CONFERENZA STAMPA CARDIOCHIURGIA A PADOVA.MANTOAN
MARIAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-CONFERENZA STAMPA CARDIOCHIURGIA A PADOVA.MANTOAN

VICENZA. Quando si dice la sfortuna. Con l’auto di rappresentanza è andato a cacciarsi dentro un’inchiesta che la Guardia di Finanza stava facendo per altri motivi e soprattutto a carico di altri soggetti. Adesso rischia un rinvio a giudizio per peculato: uso dell’auto blu per motivi extraprofessionali.

Oddìo, neanche un uso sperticato. Al contrario, una deviazione risibile rispetto al tragitto abituale, sì e no qualche chilometro, per andare con quel giro dell’oca imposto alle auto dall’uscita di Padova Est all’hotel Sheraton, dove aveva un appuntamento. Se andava a piedi dal casello faceva prima.

L’incontro è durato a lungo e i finanzieri hanno accertato che si trattava senza dubbio di una faccenda privata. Con un particolare: la persona incontrata è agente di commercio di prodotti e attrezzature sanitarie. Anche il nostro si occupa di sanità, anzi è il grande capo, dopo Luca Zaia si capisce: si tratta di Domenico Mantoan, direttore generale alla sanità e al sociale del Veneto.

Sul reato la Guardia di Finanza è stata inflessibile: metri o chilometri poco importa, erano fatti personali, scatta la fattispecie prevista dall’articolo 314 cp. Non la pensa così il pubblico ministero, che non ci vede ombra di comportamento da sanzionare penalmente. Domani nell’udienza preliminare fissata davanti al gip a Vicenza chiederà l’archiviazione.

Ma anche qui c’è (o c’era) un intoppo: il gip che se n’è occupato per primo non era d’accordo sull’archiviazione. Aveva fissato l’udienza per discuterne con il pm e la difesa, ma è passato ad altro incarico, l’udienza è slittata e domani si tiene davanti al successore. Che in realtà è il coordinatore dell’ufficio dei gip, Massimo Gerace. «Un magistrato esperto», lo definisce l’avvocato Piero Longo, difensore di Mantoan.

Costringiamo il professor Longo a ripassarsi il fascicolo, anche se ne ha poca voglia, per capire come l’auto di Mantoan è franata nell’inchiesta precedente.

Siamo nel 2014, la Guardia di Finanza mette nel mirino il direttore sanitario dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, Francesco Buonocore. C’era stato un concorso per assumere il nuovo primario di cardiologia, reparto affidato in quel momento ad un reggente, Luigi Dalla Vecchia.

Buonocore era nella commissione esaminatrice, undici i candidati, tra loro Dalla Vecchia. Il quale arriva terzo ed è convinto di aver scoperto perché: Buonocore aveva spifferato le domande, avvantaggiando il vincitore. Va detto che Buonocore aveva già un precedente simile: un anno prima era stato indagato in un concorso per l’assunzione del primario del laboratorio di analisi. Si chiama violazione del segreto d’ufficio.

La Guardia di finanza sequestra le carte del concorso di cardiologia, perquisisce l’abitazione e l’ufficio del direttore sanitario. L’allora direttore generale dell’Usl 6 Ermanno Angonese lo sostituisce con un altro medico e salomonicamente avvia un procedimento disciplinare nei confronti di Dalla Vecchia: si è comportato da bravo cittadino ma doveva parlare anche con lui, prima o dopo essersi rivolto alla magistratura. L’altro ribatte che il silenzio gliel’aveva imposto il magistrato, per non compromettere l’esito delle perquisizioni.

Come sia finita tra di loro lo sapranno in ospedale. Angonese non è più direttore generale dell’Usl 6. Quanto a Buonocore non andava in cerca di scuse mettendosi in malattia: tanto bene non doveva stare perché è morto nell’ottobre 2017. Aveva 67 anni.

Parce sepultis, con lui la giustizia non ha più conti aperti. Non con il “superstite” Mantoan, incappato nelle indagini perché da superiore di Buonocore aveva avuto qualche incontro con lui. Prassi normalissima, si suppone, ma per non sbagliare i finanzieri si erano messi a seguire anche la sua auto. Scoprendo la deviazione per l’albergo.

Auto blu e autista sono pagati dalla Regione con i soldi dei contribuenti. La magistratura ha fatto sapere a Palazzo Balbi se la giunta regionale intende costituirsi parte civile. «E’ solo per questo motivo che sappiamo del procedimento», dice l’avvocato Ezio Zanon, «in quanto la magistratura ci aveva comunicato l’opposizione del pm all’archiviazione. L’imputazione non ci risulta, in questa fase la Regione resta a guardare». E se ci fosse un rinvio a giudizio?

«Si faranno le valutazioni del caso». —


 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova