Arrestato l’ex braccio destro di Tosi

Corruzione è il reato contestato a Vito Giacino e alla moglie Alessandra Lodi. Lui è in carcere, la donna ai domiciliari
Di Daniele Ferrazza

INVIATO A VERONA. Un nuovo terremoto giudiziario e politico scuote Verona e la giunta guidata da Flavio Tosi, sbriciolando forse definitivamente l’immagine del modello Verona su cui Flavio Tosi e la stessa Lega hanno puntato moltissimo.

L’ex vicesindaco, Vito Giacino, è stato arrestato all'alba, per corruzione, insieme alla moglie avvocato, Alessandra Lodi.

Il politico è stato condotto nel carcere di Montorio di Verona, mentre la moglie è rimasta agli arresti domiciliari. L’ordine di custodia cautelare, chiesto dal pubblico ministero Beatrice Zanotti e concesso dal Gip Guido Taramelli, è stato definito «necessario» dal Procuratore della Repubblica Mario Giulio Schinaia. Secondo il quale «oggi siamo solo agli inizi». Il procuratore, pressato dai giornalisti, ha dovuto ammettere tuttavia pubblicamente che «Flavio Tosi non è indagato».

Per sette anni potente assessore all’Urbanistica, Vito Giacino - 41 anni - era considerato il braccio destro del sindaco in tutte le principali operazioni immobiliari veronesi e uomo forte della giunta Tosi.

Supervotato alle ultime amministrative del 2012 (più di quattromila preferenze personali), Giacino - la cui storia politica inizia in Forza Italia per poi diventare il leader della Lista Tosi - era considerato l’erede naturale dell'amministrazione Tosi, destinato forse a succedergli sulla poltrona di primo cittadino alla scadenza del mandato o qualora Tosi fosse volato verso altri incarichi.

I guai sembrano arrivare dall'attività professionale della moglie, Alessandra Lodi, avvocato fino a pochi anni fa nell’importante studio legale Callipari di Verona e poi con studio proprio. Proprio una serie di consulenze legali affidate da alcune imprese e società veronesi alla moglie dell’ex vicesindaco sarebbero il cuore dell'inchiesta, partita alcuni mesi fa ed ora giunta a una svolta.

Alcuni imprenditori avrebbero ammesso di aver affidato alla moglie dell’ex vicesindaco consulenze per agevolare alcune pratiche urbanistiche ed amministrative. Un’accusa che, se circostanziata, potrebbe sfociare nell’ipotesi di reato di concussione per induzione.

Giacino è stato condotto nel carcere di Montorio poco dopo le 11, sarà ascoltato dai magistrati nei prossimi giorni. Ma questo nuovo slancio ha scosso le fondamenta della giunta veronese. Il sindaco, Flavio Tosi, è apparso provato pur ostentando sicurezza: «Mi auguro che Vito possa dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati» ha spiegato ieri pomeriggio.

Le opposizioni sono scatenate: di «Tosi Titanic» parla il M5S, mentre il Partito Democratico suggerisce un passo indietro per il bene della città.

Ma è la città, a questo punto, sgomenta: le inchieste che stanno accerchiando il sindaco hanno trovato slancio soprattutto dopo l’annuncio di Tosi di voler ritagliarsi un profilo nazionale con la Fondazione “Ricostruiamo il paese”. Una tempistica che lo stesso primo cittadino giudica «singolare». La frase più gettonata, a questo punto, è «simul stabunt, simul cadent» (insieme sono stati, insieme cadranno).

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