Asili parrocchiali chiusi per Coronavirus, il presidente della Fism Veneto: "Non possiamo abbassare le rette"

Venerdì 6 marzo un incontro con le organizzazioni sindacali regionali per concordare la richiesta di possibili ammortizzatori sociali, come la Cassa integrazione in deroga e il Fondo di integrazione salariale 

 TREVISO. «I Comuni considerino l'idea di aiutare i genitori dei bambini iscritti alle scuole materne paritarie e tengano presente che, se qualche amministrazione cittadina può decidere di azzerare le quote degli istituti pubblici per tutto il periodo di chiusura per Coronavirus, questo avviene grazie alla fiscalità generale, e quindi anche delle tasse di chi ha i figli negli asili parrocchiali».

L'esortazione giunge dal presidente regionale della Federazione italiana delle scuole materne (Fism) del Veneto, Stefano Cecchin, il quale sottolinea come per gli istituti privati gestiti da strutture soprattutto religiose (parrocchie, congregazioni, enti morali, fondazioni) non sia possibile ritoccare in basso la retta come conseguenza del forzato mancato servizio erogato in questi giorni.

«Gli stipendi dei lavoratori devono essere pagati interamente e senza ritardi - aggiunge il presidente Fism - e venerdì avremo un incontro con le organizzazioni sindacali regionali anche per concordare la richiesta di possibili ammortizzatori sociali, come la Cassa integrazione in deroga e il Fondo di integrazione salariale (Fis).

Qualora questa via fosse percorribile - prosegue - allora potremmo intervenire sulle rette in modo significativo. In caso contrario si potrà al massimo limare qualche importo sfruttando la mancata fruizione della mensa o risparmi su spese per i consumi generali delle strutture».

Cecchin ricorda infine che in Veneto due bambini su tre frequentano scuole materne paritarie e che, «quando è stato necessario il Governo ha trovato rapidamente miliardi di euro per salvare le banche in crisi».

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