Autonomia, a vuoto il vertice finanziario Conte: nuovo accordo. Stefani è scettica
la trattativa
Filippo Tosatto
Non c’è accordo sul versante cruciale della maratona autonomista, quello riguardante l’attribuzione delle risorse finanziarie. A tarda sera, il vertice convocato a sorpresa dal premier a Palazzo Chigi si è concluso senza progressi significativi. Giuseppe Conte - affiancato dalla squadra del Mef con il ministro Giovanni Tria e i sottosegretari Laura Castelli e Massimo Garavaglia - ha annunciato la presentazione di una nuova bozza d’intesa che, accogliendo l’istanza dei grillini, preveda una redistribuzione delle risorse “eccedenti” dalle tre regioni nordiste a quelle del Sud. Prevedibile il no del ministro Erika Stefani - «Non faremo accordi al ribasso, la virtuosità nella spesa va premiata, non punita» - già reduce da un colloquio non particolarmente fruttuoso con il collega Alberto Bonisoli, tenace nel negare la cessione di deleghe in materia di beni culturali. A regalare un briciolo di ottimismo, viceversa, è valso il sostanziale l’accordo raggiunto dalla delegazione del Veneto con il ministro Giulia Grillo sul versante della sanità, un asset strategico nell’attività della Regione che alla tutela della salute riserva l’80% del bilancio (oltre 9 miliardi di euro nell’anno corrente) esercitando ampie competenze.
sanitÀ veneta, l’intesa
Le parti, e Stefani in primis, mantengono riservati i dettagli dell’intesa ma l’elemento cruciale consiste nell’adozione non già della spesa storica ma di quella pro capite quale criterio di ripartizione del Fondo annuale. Un indubbio vantaggio per il sistema veneto: penultimo nella graduatoria dei costi – spende 8203 euro a fronte di una media italiana di 9218 – dal riallineamento ai valori nazionali ricaverà un incremento del budget annuale valutato in un centinaio di milioni dagli esperti di Palazzo Balbi. Con un corollario normativo che consentirà lo sblocco delle assunzioni di medici (finanziate con risorse proprie), la contrattazione su base regionale ed il reclutamento diretto degli specializzandi negli ospedali a corto di camici bianchi.
FONTANA: RABBRIVIDISCo
A gravare come un macigno, tuttavia, resta l’incognita che investe l’eventuale surplus di risorse conseguente alla svolta federalista, ovvero i teorici risparmi garantiti da una gestione più oculata e responsabile; a riguardo, il vicepremier Luigi Di Maio sostiene che i quattrini devono rientrare nelle casse dello Stato per alimentare un fondo straordinario destinato al Mezzogiorno. Ipotesi definita «assurda e offensiva» dai governatori leghisti, dai quali giungono segnali crescenti di stanchezza. Così, il lombardo Attilio Fontana non ricorre a circonlocuzioni: «Ho letto stralci di quelle che dovrebbero essere le proposte governative e mi hanno fatto rabbrividire, se sono questi i veri contenuti della loro mediazione credo proprio sia finita ogni possibilità di trattativa»; e la «riscrittura» della bozza d’intesa annunciata dal vicepremier Di Maio? «L’ennesima presa in giro, i 5 Stelle tentano di bloccare l’autonomia senza assumersi la responsabilità di dire no ai tanti cittadini del nord che si sono espressi con un referendum. Ora basta, però: mi aspetto che entro questa settimana ci sia la fine o positiva o negativa di questa storia, che dura già da troppo tempo». «Personalmente», fa eco Luca Zaia «ho sempre affermato che il 2019 sarà l’anno dell’autonomia, nel bene o nel male. Io spero che si approverà, in caso contrario non si può scollinare un altro anno. Ad oggi il Governo è inadempiente».
zaia: «inadempienti»
E se Antonio De Poli, il presidente dell’Udc, anticipa il «no ad un pezzo di carta svuotato di poteri e risorse», chi esclude chances di successo al negoziato è Forza Italia: «È evidente che la maggioranza si è arenata ma non sono più tollerabili i rinvii imposti ai lavori della commissione bicamerale per le questioni regionali, chiamata ad un parere sul dossier», affermano Dario Bond e Marco Marin. Perciò, dopo i forfait alle audizioni dei ministri Bussetti (istruzione) e Tria (economia), i deputati azzurri sollecitaono la convocazione di Conte affinché «chiarisca le reali intenzioni dell’esecutivo». —
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