Avvocati, Franchini ai vertici del consiglio di disciplina

VENEZIA. «Cane non mangia cane». Un detto popolare, forse una banalità, ma che spesso i fatti confermano: difficile che i magistrati puniscano un loro collega, come per i giornalisti o i commercialisti. Ma l’avvocato veneziano Antonio Franchini, che da qualche giorno è presidente del nuovo organo che si occupa dei procedimenti disciplinari per gli avvocati, è convinto che la nuova legge del dicembre 2012 attesa da 40 anni, aiuterà a smentire il proverbio. La norma ha creato il Consiglio distrettuale di disciplina, di cui Franchini è presidente nel Veneto, che è autonomo e indipendente dai Consigli dell’ordine degli avvocati di Venezia, Treviso, Padova, Vicenza, Bassano, Belluno e Rovigo. Addirittura la sede è diversa e distante: in Veneto i componenti sono 34, ogni ordine, sulla base degli iscritti, ha i suoi rappresentanti (ad esempio Venezia e Padova 5 ciascuno, Belluno 3). E’ diviso in 5 sezioni, composta ognuna da cinque avvocati più tre supplenti (il componente che istruisce il procedimento al momento della decisione non vota e a lui subentra un supplente). A giudicare un avvocato veneziano non ci sarannocomponenti del Consiglio dell’’Ordine lagunare, così per le altre città.
In Veneto esercitano la professione 14 mila avvocati e il Consiglio distrettuale ha ereditato dai Consigli dell’ordine mille fascicoli su altrettanti legali sui quali deve decidere se applicare o meno una sanzione disciplinare. L’avvocato Franchini spiega che il nuovo codice deontologico ha introdotto altre modifiche sostanziali: le condotte illecite in precedenza erano genericamente descritte, ora sono tipizzate e ad ognuna corrisponde una specifica sanzione; inoltre, il procedimento disciplinare è completamente sganciato da quello penale, quando esiste, e può avere una durata massima di sei mesi; le ipotesi cautelari da irrogare sono state allargate e avranno un termine (la sospensione un anno, ad esempio): infine, durante il giudizio cautelare si svilupperà un vero e proprio dibattimento con le garanzie, come avviene nei processi penali.
«Io credo che in questo modo la giustizia disciplinare non sarà più domestica e soprattutto sarà efficiente. Il fine ultimo è quello di elevare la qualità deontologica dell’avvocatura» spiega l’avvocato Franchini. Crede che in questi ultimi anni si sia abbassata? «Credo sia peggiorata nell’ultimo decennio», risponde il legale veneziano, «anche perchè a causa del grande numero di aspiranti avvocati è venuta meno la scuola degli studi professionali. Adesso i giovani frequentano i corsi di formazione, che sono collettivi e non forniscono di certo la stessa qualità nella formazione del maestro di un tempo».
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