I bambini dell’asilo pregano in moschea, è polemica

La scuola dell’infanzia di Ponte della Priula, nel Trevigiano, in visita al centro islamico Emanet. Rubinato (Fism): segno di fraternità. Villanova (Lega): forzatura inaccettabile

Diego Bortolotto
Bambini e maestre della scuola materna di Ponte della Priula in visita al centro culturale islamico Emanet di Susegana
Bambini e maestre della scuola materna di Ponte della Priula in visita al centro culturale islamico Emanet di Susegana

Bambini dell’asilo in moschea a pregare per la pace. I bimbi della scuola materna parrocchiale di Ponte della Priula, lo scorso 30 aprile, sono stati in visita al centro islamico di Susegana. I piccoli si sono inginocchiati verso La Mecca, con la fronte a terra, come fanno i fedeli di religione islamica.

Un segno di rispetto e accoglienza, secondo la scuola materna, che aveva concordato l’iniziativa con i genitori. Il gesto ha incontrato il favore della Fism, la federazione delle scuole materne paritarie, ma ha sollevato polemiche a destra, con la Lega (tramite il capogruppo in Regione Alberto Villanova) a parlare di esagerazione inopportuna.

Il progetto

«Siamo stati accolti dall’imam nella moschea di Susegana, è stata un’esperienza davvero emozionante» spiegano dalla scuola d’infanzia Santa Maria delle Vittorie di Ponte della Priula, tramite un post sulla propria pagina Facebook. «Grazie di cuore all’imam che ci ha aperto le porte della moschea e ci ha accolto con rispetto, amicizia ed entusiasmo».

Si è trattato di una gita d’istruzione assai particolare. Gli scuolabus posteggiati nel luogo di culto situato in via Caduti sul lavoro a Susegana non sono passati inosservati.

«Ci siamo tolti le scarpe, le maestre hanno indossato un velo» raccontano le educatrici. «Siamo entrati in una grande stanza dove per terra c’era un enorme tappeto rosso con alcune strisce bianche, dove ci si mette a pregare. L’imam ci ha spiegato che la religione musulmana si fonda su cinque pilastri e ci ha detto che loro pregano cinque volte al giorno (ci abbiamo anche provato)».

I genitori e la comunità

A fare da trait d’union era stata la mamma di un bimbo, che già alla fine del Ramadan si era recata nell’asilo di Ponte della Priula per leggere un libro sulla religione islamica.

«Una preghiera per la pace», ha sottolineato l’imam Avnija Nurceski. A Susegana da vent’anni c’è una nutrita comunità mussulmana di origini macedoni, che ha il suo cuore nel centro culturale Emanet.

Una comunità integrata, tanto che l’imam Nurceski già anni fa era stato in visita al parroco don Andrea Sech per festeggiare insieme la Pasqua, insieme al nipote Sefkija Nurceski, che a Susegana è consigliere comunale di maggioranza.

Lo scorso ottobre era stato ospite del centro Emanet, durante la “Giornata del dialogo islamo-cristiano”, l’allora vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo.

Le reazioni

L’immagine dei bimbi prostrati verso La Mecca, ha suscitato reazioni contrastanti.

«Riteniamo che la dimensione spirituale e quindi religiosa sia parte integrante del progetto educativo di scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana – osserva Simonetta Rubinato, presidente provinciale della Fism – Anche se poi non entriamo nelle specifiche scelte educative e didattiche, che anche su questo aspetto le singole scuole associate gestiscono in autonomia. Papa Francesco ha voluto sottolineare la dimensione umana della fraternità, che lega tutti gli uomini in quanto figli dello stesso Padre. È proprio questa fraternità che permette di condividere valori fondamentali come la pace e dunque pregare insieme per essa pur nella differenza di religione, tanto più in un momento in cui assistiamo ad una guerra mondiale a pezzi».

I dubbi

Perplessità e contrarietà invece sono stati espressi dal centrodestra: «Siamo tutti per la Pace nel mondo, ma portare dei bambini in una moschea è una forzatura inaccettabile contro il buon senso», afferma Alberto Villanova, pievigino, capogruppo leghista in consiglio regionale, più volte intervenuto su questi temi.

«Sarei proprio curioso di sapere, ad esempio, se l’Imam ha spiegato ai bimbi, le vere vittime inconsapevoli di questa vicenda, cosa succede in molti paesi musulmani dove le donne non sono nemmeno libere di studiare. È quindi nei centri culturali islamici che dovremo prendere lezioni di civiltà? Non credo proprio. Il rispetto tra diverse culture è giusto e va insegnato, ma non di certo facendo pregare i nostri bambini dentro una moschea. La trovo un’esagerazione utile solo ad appagare la voglia di politicamente corretto di chi l’ha organizzata».

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