Bancarotta North East Service 6 anni e mezzo per Compiano

L’ex patron del colosso della vigilanza interdetto a vita dai pubblici uffici. Confiscati beni per 3,6 milioni
AGOSTINI TREVISO iINTERROGATORIO COMPIANO IN TRIBUNALE, IN FOTO COMPIANI IL 6.8.2010 AL FUNERALE
AGOSTINI TREVISO iINTERROGATORIO COMPIANO IN TRIBUNALE, IN FOTO COMPIANI IL 6.8.2010 AL FUNERALE

/ TREVISO

Bancarotta. E non appropriazione indebita. È quanto hanno stabilito i giudici che ieri mattina nell’aula del Tribunale di Treviso, hanno emesso la sentenza di condanna a sei anni e sei mesi di reclusione di Luigi Compiano, ex patron del gigante della sicurezza privata North East Service.

la conferma della bancarotta

Il collegio composto dal presidente Francesco Sartorio, da Leonardo Bianco e Cristian Vettoruzzo, ha deciso che il reato è quello di bancarotta per il crac e reati fiscali commessi tra il 2010 e il 2013, mentre gli anni precedenti, quelli ricompresi tra il 2006 e il 2009, sono caduti in prescrizione, come si era già evinto dalle precedenti sedute.

la confisca dei beni

Pesante anche la parte che riguarda i beni mobili e immobili e i soldi oggetto di appropriazione indebita durante gli anni. I giudici hanno stabilito la confisca per equivalente dei beni per un ammontare di 3 milioni 600 mila euro e un complesso di 36 milioni di euro di previsionale (di cui 20 milioni alle sue società), che andranno alle parti civili, atto questo immediatamente esecutivo. Non solo.

l’interdizione

Compiano è stato interdetto a vita da tutti i pubblici uffici. A lui sono state applicate per dieci anni le pene accessorie che si registrano nei casi in cui si viene coinvolti nei reati che hanno a che vedere con bancarotta, crac e fallimenti, tutti i reati tributari. E questo è uno dei casi più eclatanti degli ultimi anni nella Marca.

la condanna a sei anni e sei mesi

Il pm Massimo De Bortoli, di anni ne aveva chiesti nove, ma i giudici hanno riconosciuto le aggravanti equivalenti alle attenuanti generiche. De Bortoli, dunque, si è detto pienamente soddisfatto della decisione dei giudici, dal momento che per il gip il crac era stato derubricato come “appropriazione indebita”. L’avvocato di Luigi Compiano, Piero Barolo, come avvenuto in questi anni, mantiene riserbo e aplomb e non commenta la sentenza (le motivazioni usciranno entro 90 giorni come di default) nel merito. «Quel che posso dire è che è una bella sentenza, perché mi consente un magnifico appello» si limita a dire su richiesta e un po’ di insistenza. Nessun timore, insomma, che l’assistito vada in carcere, non è nemmeno in predicato. Prima ci sarà l’appello, e successivamente anche la Cassazione. Ogni grado possibile sarà tentato e il difensore si giocherà tutte le carte a disposizione per modificare la sentenza. C’è poi quanto dovuto alle numerose banche, una sfilza, le spese degli avvocati da pagare e via dicendo. Respinta la richiesta, invece, di risarcimento dell’agenzia delle entrate. Un conto non indifferente, insomma, se si sommano milioni a milioni.

la vicenda

Per lunghi 18 anni Compiano ha continuato a prelevare somme di denaro, da decine o centinaia di migliaia di euro, dal caveau della North East Services, dove confluivano i soldi prelevati da banche, supermercati, imprese e negozi. Compiano lo faceva attraverso Massimo Schiavon, responsabile della sala conta, al quale ogni volta consegnava un assegno a garanzia, contribuendo così all’aggravamento del dissesto della società che fallì nell’ottobre del 2013, travolta da un buco complessivo di 124 milioni di euro. Di quella voragine, poco più di 36 milioni furono gli euro prelevati da Campiano per spese personali e soprattutto per arricchire la sua collezione di 450 automobili, 88 barche e migliaia tra moto e biciclette d’epoca, tutte custodite in una decina di capannoni della Nes. Inizialmente, il denaro era custodito nel caveau in modo distinto per clienti, ma poi, a causa dei continui prelievi, per motivi pratici venne accumulato indistintamente. Ma come faceva la società a mascherare ammanchi e i prelievi indebiti? Gli ammanchi non venivano mai messi a bilancio e di conseguenza la contabilità mai tenuta regolarmente istituendo il conto chiamato “Nesdir”, un conto che simulava l’esistenza di un caveau, registrato come effettivo deposito, che in realtà non c’era. Un caveau fantasma, dunque, che faceva risultare in regola i bilanci. Per il pubblico ministero, dunque, l’imputato ha dissanguato i conti della Nes, già compromessi. —

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