Bancomat, costi e novità: arriva il doppio prelievo. La guida

Con il 2021 l’importo per gli acquisti contactless senza digitare il codice è passato da 25 a 50 euro. Commissioni sul ritiro dei contanti, cosa cambi
 
Le previsioni degli analisti prima della pandemia parlavano per l’Italia di un ipotetico sorpasso dopo il 2022 dei pagamenti digitali su quelli in contanti. Invece il lockdown di marzo-maggio dell’anno scorso ha fatto impennare le spese a domicilio con il Pos e, per molti, una diffidenza si è trasformata in abitudine. A questo si è aggiunto l’incremento del ricorso al denaro elettronico da Natale in avanti, sulla scia della corsa al cashback. Tutto ciò ha creato le condizioni per un’accelerazione bruciante: il sorpasso è destinato a concretizzarsi già nel corso del 2021. La previsione è della Bce e del suo sondaggio racchiuso nel rapporto “Study on the payment attitudes in the euro area”, pubblicato nelle scorse settimane: la dirittura d’arrivo per varcare la soglia del 50%, insomma, pare definitivamente imboccata.
 
 
 
 
Alla cassa senza digitare il codice Pin. Importo raddoppiato: tutte le regole
 
Ma nella rapida trasformazione degli usi quando si tratta di andare alla cassa, ci sono a volte novità che camminano così veloci da non riuscire a stare al passo. O, comunque, da sfuggire alla nostra attenzione. È il caso del meccanismo che regola le spese con il bancomat per il quale non è sempre necessario digitare il Pin, quelle cinque cifre che ci fanno sentire protetti da un livello di sicurezza in più quando usiamo la tessera con la banda magnetica. Da quest’anno il limite massimo per poter pagare senza digitare il codice, ma semplicemente appoggiando la carta al terminale, è salito da 25 a 50 euro. Allora perché a volte ci chiedono comunque il Pin, anche se il conto è inferiore a quella cifra? E siamo costretti a non digitarlo, anche se questo ci fa sentire più tranquilli? Agli interrogativi che riguardano le regole e le ultime novità del settore cerca di dare tutte le risposte questo inserto dedicato ai pagamenti elettronici, alla sicurezza e alla difesa del portafoglio sul fronte di spese e commissioni.
 
I prelievi di contante
Quando ritiriamo banconote da uno sportello bancomat che non appartiene alla nostra banca, i costi possono sforare i 2 euro a transazione. Questione di accordi contrattuali, si dirà. Anche, ma il contesto potrebbe farsi più complesso se passasse un progetto sotto la lente dell’Antitrust, secondo il quale le commissioni di prelievo non verrebbero più regolate da intese preventive con il nostro istituto di credito (comunque contrattabili), ma stabilite da quello che gestisce lo sportello automatico Atm. In Italia ci sono oltre 2.000 comuni con un solo punto di prelievo bancomat. E per chi vive in una di quelle località e magari si sposta poco frequentemente - ricorda l’Aduc - non ci sarebbe nemmeno il potere di scelta.—
 
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Alla cassa senza digitare il codice Pin. importo raddoppiato: tutte le regole
 
La chiusura totale o parziale, per mesi, dei negozi, non ha arrestato la crescita dei pagamenti contactless. Che, anzi, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano sui Pagamenti innovativi, sono cresciuti del 29% nel 2020 in termini di valore transato, raggiungendo 81,5 miliardi di euro. Per pagamenti contactless si intendono quelle transazioni fatte con carta di debito o credito senza digitare il Pin o firmare lo scontrino. In pratica basta avvicinare la carta al Pos. La paura del Covid 19 sta contribuendo al successo di questa tecnologia perché in questo modo si evita di toccare la pulsantiera. 
 
La novità
Dal primo gennaio, i circuiti Bancomat, Mastercard e Visa hanno raddoppiato la soglia delle transazioni senza contatto né Pin: da 25 a 50 euro. Sotto quella soglia, non bisogna digitare nulla, a meno che, dopo aver passato la carta, il Pos non ci chieda con quale circuito vogliamo pagare, se nazionale o internazionale. Scelto il circuito e digitato il tasto corrispondente, passiamo una seconda volta la carta e diamo il via al pagamento. In altri casi, questo secondo passaggio e la scelta del circuito non sono richiesti: è il Pos che sceglie per noi e ci indirizza in automatico al circuito internazionale, senza dover digitare nessun tasto. Se in tempi di Covid un contatto in meno è un vantaggio per tutti, sul piano della convenienza economica non si può dire altrettanto.
 
Le differenze
Per chi paga non c’è differenza tra circuiti. Che siano nazionali o internazionali, la commissione è zero. Per chi riceve il pagamento, la differenza, invece, c’è, come dimostrano le simulazioni di Altroconsumo sui dati dei fogli informativi delle banche per i piccoli esercenti. Spiega l’associazione di tutela dei consumatori che su uno scontrino di 4,50 euro, se a pagare è un cliente di Banca Intesa San Paolo, la commissione per l’esercente sarà di 8 centesimi quando il pagamento è su circuito nazionale PagoBancomat, 50 centesimi quando su circuito internazionale Maestro.
 
Se il cliente ha il conto in Unicredit, le commissioni nazionali e internazionali saranno di 13 e 17 centesimi, di 16-18 centesimi se è cliente Nexi e di 2 centesimi, senza distinzione tra circuiti, se è cliente Banco Posta. «Questa simulazione non è una classifica», avverte Anna Vizzari, economista di Altroconsumo. «Occorre ricordare che queste sono solo le commissioni di incasso e che gli esercenti pagano altre spese alle banche che gestiscono i loro Pos, conti correnti e linee di credito. Una classifica dovrebbe basarsi su molte altre variabili». L’altra simulazione di Altroconsumo è su uno scontrino da 90 euro. La forbice sale a 1,62-2,25 euro per Intesa, 2,70-3,42 per Unicredit, 3,15-3,60 per Nexi, e 50 centesimi senza distinzione per Banco Posta.
 
La sicurezza 
C’è poi un problema sicurezza, più percepito che reale. «La percezione è che, non richiedendo il Pin, il contactless sia un metodo meno sicuro», dice Vizzari. Nella sua sezione divulgativa “Economia per tutti”, il sito di Banca d’Italia ritiene che un pagamento contactless parta in automatico «decisamente improbabile», ma possibile. «Siccome esistono dei dispositivi portatili molto piccoli, non si può escludere che, in luoghi affollati, malintenzionati cerchino di far partire pagamenti non autorizzati usando questa tecnologia», scrive Banca d’Italia. Il consiglio? Stare «sempre a una certa distanza dalle altre persone in luoghi affollati». 
Contro questa rarissima evenienza, la vera tutela è però un’altra.
 
Il regolamento europeo sui pagamenti elettronici, il Psd2, detta un limite di cinque pagamenti e un massimo di 150 euro cumulativi pagabili in modalità contactless, superati l’uno o l’altro dei quali, alla sesta transazione o al primo centesimo dopo i 150 euro, ci verrà chiesto il Pin, per una volta sola, dopodiché il meccanismo ripartirà, fino al successivo raggiungimento del limite, e così via. Questa periodica richiesta del Pin tutela chi, per smarrimento o furto, perde la propria carta e non se ne accorge subito.
 
Resta ferma la necessità, non appena ci si accorge di aver smarrito la carta, di bloccarla e poi di fare denuncia. «Dopo il blocco della carta, nessun addebito può essere intestato. Prima del blocco, l’addebito massimo è di 50 euro».
 
In caso di addebito superiore, la via da seguire è il reclamo alla banca. Passati 15 giorni senza risposta, o se la risposta è insoddisfacente, la strada prosegue con un ricorso all’Arbitro bancario e finanziario (www.arbitrobancariofinanziario.it), senza bisogno di un avvocato, con 20 euro di contributo spese che la banca restituirà se l’arbitro accoglierà il ricorso. Ma per evitare addebiti impropri e successivi reclami e ricorsi, è buona norma controllare, sul proprio homebanking la lista dei movimenti. Secondo Altroconsumo, bisognerebbe controllarla una volta al giorno. Da tenere presente che, chi vuole, pur in possesso di carta contactless e anche per piccoli importi, può inserire la carta, digitare il Pin e pagare come ha sempre fatto. —
 
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MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - NUOVI PARCHIMETRI
MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - NUOVI PARCHIMETRI
 
 
Prelievo di contanti, ecco come evitare i salassi
 
Il singolo importo è piccolo - si arriva al massimo a 2,5 euro - e in molti casi l’operazione è addirittura gratuita, ma i prelievi bancomat rappresentano un importante ricavo per le banche perché sono moltissimi (651 milioni nel 2019). E lo stesso discorso vale, a parti inverse, per i consumatori: chi effettua numerosi prelievi rischia di sborsare una cifra non trascurabile nell’arco dei dodici mesi. Non stupisce quindi che i correntisti prestino molta attenzione all’entità della commissione, che l’argomento sia molto dibattuto e che sia addirittura prevista una riforma del sistema commissionale, attualmente al vaglio dell’Antitrust. Le novità, ammesso che dall’Autorità per la concorrenza arrivi luce verde, non sono comunque dietro l’angolo: la fine dell’istruttoria è prevista per il 31 dicembre di quest’anno.
 
In attesa dell’Antitrust
Il consorzio Bancomat, l’ente italiano proprietario dei marchi Bancomat e PagoBancomat nonché gestore dei relativi circuiti, ha ideato una soluzione che prevede «l’abolizione della commissione interbancaria e il pagamento della commissione applicata al prelievo - da parte del consumatore - direttamente all’istituto di credito dove è collocato l’Atm». Questo significa che la commissione sul prelievo non verrà più pagata alla propria banca, cioè all’istituto che ci ha dato la carta di debito, ma a quello proprietario dello sportello bancomat dove abbiamo effettuato il prelievo (oggi la banca di chi effettua il prelievo corrisponde 0,50 euro a operazione a quella proprietaria dell’Atm). 
E visto che al consorzio Bancomat partecipano tutte le banche italiane, che sono soggetti in concorrenza fra di loro, l’Antitrust deve verificare «se le nuove regole di circuito possano configurare un’intesa suscettibile di restringere o falsare la concorrenza nel mercato comune».
 
 
La fotografia dei costi
In attesa del verdetto dell’Agcm, i proprietari di un bancomat, che tecnicamente è una carta di debito perché si spendono soldi propri e non presi a prestito come avviene con le carte di credito, possono verificare quali sono le commissioni loro applicate ed eventualmente provare a contrattare con la propria banca, nel caso in cui risultassero troppo alte. La situazione è molto variegata. Secondo una ricerca della Bce, più di un italiano su due (53%) non paga alcuna commissione sui prelievi da qualsiasi terminale Atm.
 
Più di uno su tre (35%) dichiara invece di dover pagare un costo solo se utilizza lo sportello di una banca che non è la sua. Il restante 12% degli intervistati nell’ambito dell’indagine condotta dall’Eurotower non ha infine saputo rispondere perché non presta attenzione alle comunicazioni della banca. In base ai dati raccolti dal portale SosTariffe, il prelievo effettuato presso uno sportello della propria banca non ha nessun costo se si ha il conto corrente presso un istituto di credito tradizionale.
 
Anche per le banche online l’importo medio è praticamente nullo (0,04 centesimi per la precisione; questo è dovuto al fatto che un numero esiguo di istituti di credito applica una commissione, facendo così salire la media). Lo scenario cambia radicalmente se si ritirano i soldi da uno sportello di un’altra banca. Allora la commissione media sale a 2,02 euro per le banche tradizionali e a 0,83 euro per quelle online. Se per le prime il costo è sostanzialmente in linea con quello dell’anno scorso, nel caso degli istituti che operano solo sul Web si registra un calo del 26% rispetto a dodici mesi prima. Le condizioni applicate per i prelievi in altri Paesi Ue sono, come da normativa europea, le stesse che in Italia: rispettivamente 2,02 euro e 0,83 euro.
 
Ai costi dei singoli prelievi va poi aggiunto il canone annuo della carta di debito che ammonta a 5,31 euro (+25% rispetto al 2020) per gli istituti tradizionali e a zero (erano 2 euro nel 2020) per quelli online.
La buona notizia per tutti i correntisti, sia quelli online che “offline”, è che il costo complessivo di un conto corrente è in discesa (seppur contenuta). Secondo i calcoli di SosTariffe, in media è pari a 121,70 euro (-3,54%) per le banche con sportelli e a 56,51 euro (-1,42%) per quelle senza.—
 
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Sms e avvisi, uno stop alle brutte sorprese
 
 
C’è chi lo fa per avere il conto corrente sempre sotto controllo e monitorare le spese. Altri, invece, preferiscono essere aggiornati sulle transazioni delle proprie carte di debito e di credito per scoprire tempestivamente clonazioni o truffe online. Sono queste principalmente le funzioni degli alert che si possono ricevere sul telefonino nel momento in cui si effettuano pagamenti con strumenti elettronici. Il sistema di messaggistica, inoltre, può tornare utile anche quando, per un semplice errore, il prezzo dell’importo da pagare fosse stato digitato male sul Pos, per cui si può prontamente intervenire per correggere il tiro senza dover necessariamente ritornare al supermercato o in negozio. La sicurezza ha fatto notevoli passi in avanti per cui sono in aumento le persone che utilizzano per praticità i sistemi di pagamento elettronici.
 
SMS. L’Sms sul cellulare resta il sistema di comunicazione più efficace perché raggiunge tutti i possessori di cellulari, anche se non sono dotati di uno smartphone ma di un telefono tradizionale. L’Sms arriva pochi istanti dopo aver effettuato la transazione. Generalmente il servizio è gratuito. Eventuali costi non sono determinati dall’istituto di credito o dal circuito bancario, ma dall’operatore telefonico. Il costo in media si aggira attorno ai 10 centesimi a messaggio. Per avere informazioni, bisogna contattare il proprio operatore telefonico.
 
ALERT. Altro sistema che aggiorna sulle transazioni di carte di debito e di credito è quello degli alert. In questo caso, però, a differenza degli Sms, il sistema di allerta è collegato all’app della banca che, a seconda dei casi, può prevedere modalità diverse. In ogni caso, è necessario essere in possesso di uno smartphone e bisogna scaricare l’app del proprio istituto di credito e registrarsi. Il funzionamento è simile a quello degli Sms: ogni qualvolta che verrà effettuata una transazione, sarà inviato un messaggio direttamente sull’app della banca.
 
EMAIL. Meno immediate di Sms e alert, anche le email possono essere un’opzione a disposizione del cliente per restare costantemente aggiornati sulle operazioni effettuate con bancomat e carte di credito. Di recente, però, la notifica via mail è passato un po’ in secondo piano perché considerata non sufficientemente tempestiva. Per effettuare le verifiche, infatti, bisogna essere sempre connessi con la propria casella di posta elettronica. Per sapere se il servizio di notifica via email è disponibile, è preferibile consultare la propria banca.
 
ATTIVAZIONI. Il cliente di una banca può scegliere in qualsiasi momento che segnalazione ricevere tra Sms, alert o eventualmente le email. Solitamente, le opzioni sono illustrate e disponibili sul sito di home banking del proprio istituto di credito. A seconda delle opzioni previste dalla propria banca, si può decidere quale messaggio di avviso scegliere. Per poter accedere all’home banking del proprio istituto di credito bisogna essere registrati. In molti casi, per avere le credenziali di accesso è necessario contattare la propria filiale di riferimento.
 
ALTRI ALLARMI. Ogni banca mette a disposizione una serie di avvisi a seconda delle operazioni che fa un cliente, sia con le carte di credito e di debito che con il conto corrente. Si può essere avvisati con un alert o un Sms, ad esempio, quando si paga una bolletta in addebito automatico sul conto, quando viene addebitata la rata del mutuo, ma anche quando viene accreditato lo stipendio o la pensione. Per scegliere l’operazione che si vuole conoscere in tempo reale, e il modo in cui si vuole essere avvisati, bisogna collegarsi all’home banking della propria banca.
 
CODICI PER IL WEB. Di diversa natura sono gli avvisi che si ricevono tramite Sms e che contengono un codice numerico. Si tratta delle Otp, One Time Password, e consentono di verificare l’identità di chi effettua un’operazione online prima del via libera. Quando l’utente sta per concludere un pagamento, o quando c’è bisogno di identificare una persona per avere un certificato, il sistema genera una password, valida per pochi minuti, che viene inviata via Sms al numero di telefono nella disponibilità dell’utente. Una volta inserito il codice ricevuto, l’operazione va a buon fine.
 
 
Gli avvisi
Anche per queste motivazioni, la possibilità di essere aggiornati in tempo reale quando si paga con carte di credito e bancomat è ormai un’opzione messa a disposizione da tutte le banche. Nei box in pagina sono presenti alcune delle modalità più diffuse con le quali gli istituti di credito aggiornano prontamente i propri clienti nel momento in cui effettuano transazioni o pagamenti digitali. L’intero sistema viene messo a disposizione degli istituti di credito ed è gratuito. Alcuni piani tariffari degli operatori telefonici, però, possono prevedere dei costi per la ricezione di questi messaggi. Per avere informazioni dettagliate, è preferibile contattare il call center del proprio operatore telefonico e chiedere informazioni per l’eventuale costo dei messaggi inviati da banche o intermediari finanziari.
 
Il sistema Psd2
Dal 1° gennaio, per garantire una maggiore sicurezza, sono cambiate le regole per gli acquisti online con le carte. La norma generale è valida per tutti, ma può variare a seconda dell’operatore finanziario che si usa. In sostanza, per essere certi che si tratta di un acquisto effettuato dal titolare della carta, prima del via libera al pagamento viene inviato un alert sull’app della banca (che va scaricata sullo smartphone, ndr) in cui si chiede l’autorizzazione al pagamento. L’ok può essere dato solitamente in due modi: inserendo un codice che si riceve sul telefono o, in alternativa, con le impronte digitali o il riconoscimento facciale.
 
Occhio alla truffe
Purtroppo il sistema delle notifiche via Sms viene utilizzato anche in diversi tentativi di truffa. Molti clienti ricevono messaggi ingannevoli sul cellulare, talvolta proprio con l’intestazione della banca presso cui hanno il conto, in cui si chiede di aprire un link che porta a una pagina web nella quale è richiesto di inserire dati come le password per accedere all’homebanking. Per proteggersi da questi tentativi di truffa, bisogna ricordare che una banca non richiederà mai con un messaggio sul telefonino di aggiornare le informazioni del conto o di confermare il codice delle carte di pagamento. —
 
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Dal codice QR alle app, la tecnologia va di corsa
 
Quattro settimane. Tanto può resistere il coronavirus su banconote, bancomat e altre superfici lisce secondo uno studio pubblicato a ottobre dall’Australian Centre for Disease Preparedness. Non sorprende che il 2020 abbia visto crescere d’importanza il pagamento con il telefonino, dove i contatti con oggetti estranei, denaro o Pos, sono azzerati. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano sui pagamenti innovativi, il settore è cresciuto in Italia del 55%, di gran lunga più del bancomat contactless, 29%, con 4,7 miliardi in totale transati nel 2020.
 
QR code. Tra le app che permettono di pagare con lo smartphone, Satispay e Bancomat Pay si basano su tecnologia Qrcode, evoluzione del codice a barre dove Qr sta per “quick response”, risposta rapida. Inquadrando con il telefonino il codice Qr generato dal Pos del negozio o raffigurato su un adesivo in genere incollato alla cassa, inviamo il pagamento. 
 
NFC. Un’altra famiglia di applicazioni sfrutta la tecnologia ”Near field communication” o Nfc, comunicazione a stretto raggio. I telefonini più recenti, con antenna Nfc, trasmettono il segnale per il pagamento quando li avviciniamo a meno di 4 centimetri dal Pos del negozio. Grazie alla Nfc, smartphone e Pos si scambiano le informazioni necessarie al pagamento. 
 
APP. Alcune app permettono di pagare nei negozi con carte e conti propri, tramite circuiti tradizionali o alternativi. Altre usano le carte di credito, di debito o prepagate emesse dalle banche e dematerializzate in un borsellino elettronico. Ma, avverte Altroconsumo, non tutte le carte sono caricabili e non su tutti gli smartphone. 
 
SMARTPHONE. Sul piano igienico-sanitario, in tempi di pandemia, i pagamenti con lo smartphone sono la soluzione migliore. In caso di smarrimento o furto del telefonino, occorre bloccarlo e va bloccata anche l’applicazione di pagamento. In caso di utilizzo fraudolento dopo il blocco, il titolare non risponde di nulla. Prima del blocco, la sua responsabilità massima è di 50 euro. 
 
In tutta Europa come in Italia, i mobile payments sono sempre più al centro dell’attenzione; a Francoforte, la Bce ha lanciato la European Payments Initiative, una standardizzazione che deve rendere il denaro digitale, senza distinzioni tra app, spendibile in tutta l’Unione. Nei box in pagina, alcuni esempi di come i pagamenti possono avvenire a distanza e senza l’utilizzo delle banconote. Con il crescere dell’utilizzo di queste modalità di transazione, crescono però anche le funzioni offerte del mobile payment. Una delle più interessanti è la gestione del risparmio. Altroconsumo ha messo a confronto quattro salvadanai virtuali: Satispay, Hype, Revolut e Oval. Satispay è un’applicazione per pagamenti diffusa nei piccoli negozi, oltre che in alcune catene di supermercati. Si appoggia su un conto di pagamento con tetto massimo di spesa, che si ricarica ogni settimana. Nella sezione “servizi”, la sua funzione “risparmi” permette di tenere sotto controllo le spese e di creare uno o più salvadanai virtuali a cui dare un nome e un obiettivo come “lavatrice-300 euro” o “ristorante-100 euro”. Hype, app di pagamento con abbinata una carta prepagata virtuale Mastercard, emessa da Banca Sella, ha una funzione simile, “obiettivo risparmio”.
 
«Basta scegliere l’importo che si vuole accumulare e la data entro cui accumularlo», spiegano da Altroconsumo. «Una volta impostato, si può vedere in fondo alla schermata quanto l’app metterà da parte ogni giorno». Nella sua funzione “salvadanaio”, Revolut, app per pagamenti peer-to-peer, cioè tra persone munite della stessa app, mette da parte il denaro per obiettivi, come le vacanze, e lo fa in tre diversi possibili modi: arrotondando gli spiccioli ad ogni pagamento, con versamenti una tantum o con versamenti ricorrenti, mensili, settimanali o giornalieri. L’ultima app della lista di Altroconsumo, Oval, nasce proprio per gestire il risparmio. Collegata al conto corrente o alle carte di pagamento, monitora le spese, catalogando le uscite per categorie, e mette da parte gli spiccioli delle transazioni, arrotondandoli, con le regole e per gli obiettivi impostati dall’utente.—
 
 
 
 
Cashback, il nodo delle misure anti-furbetti
 
1) Sono in arrivo provvedimenti per arginare i furbetti del cashback che frazionano l’acquisto in tanti micropagamenti per scalare la classifica del programma che prevede ogni sei mesi un premio di 1.500 euro ai primi 100 mila che effettuano più transizioni?
 
 Al momento non vi è nulla di certo, anche se il tema è da diverso tempo all’ordine del giorno. Intervenire in questi giorni, però, vorrebbe dire cambiare le regole in corsa, visto che il primo semestre del cashback è in svolgimento e termina il 30 giugno. Una modifica che impone dei limiti a chi ha già effettuato gli acquisti, anche frazionati in più transazioni, rischia di essere un boomerang perché aprirebbe la strada a molteplici ricorsi. È possibile, invece, che il governo decida di chiudere anzitempo il programma, alla fine del primo semestre, e bloccare gli altri 2 già previsti. In questo caso, il concorso terminerebbe a giugno.
 
2) Se una carta di credito o un bancomat presenta più loghi perché utilizza più circuiti bancari, c’è la necessità di dover registrare più volte la carta sull’app Io con la quale si accede al cashback?
 
Può capitare che ci sia la necessità di dover fare questo doppio passaggio. È il caso delle cosiddette carte “co-badge”, cioè che riportano i due loghi dei rispettivi circuiti e a cui sono associati due distinti codici Pan, ovvero due numeri di carta. In questi casi può capitare, ad esempio quando si paga in modalità contactless, che il Pos scelga in automatico quale circuito utilizzare e può capitare che la scelta cada su quello non ancora abilitato. Episodi di questi genere sono avvenuti in passato con le carte PagoBancomat che avevano a disposizione anche i circuiti Maestro o V-Pay. Prima di procedere all’acquisto, quindi, bisogna verificare che tutti i circuiti delle proprie carte siano correttamente registrati per il piano Cashless Italia. 
 
3 Dopo aver aderito al cashback, si possono aggiungere nuovi metodi di pagamento in qualsiasi momento?
 
Sì, per tutta la durata del programma è sempre possibile attivare metodi di pagamento aggiuntivi o disattivare quelli già utilizzati per il cashback. Va sempre ricordato che, quando si registra un metodo di pagamento, saranno conteggiati come validi per il cashback gli acquisti effettuati con quel metodo solo a partire dalla mezzanotte del giorno successivo.
 
 
4 Se si partecipa con due o più carte, significa che si possono ottenere due o più rimborsi?
 
No, è il singolo cittadino che partecipa al cashback, a prescindere dalla quantità dei metodi di pagamento. Le transazioni effettuate tramite i metodi di pagamento saranno conteggiate cumulativamente. Gli eventuali rimborsi vengono riconosciuti all’individuo, identificato tramite il codice fiscale.—
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