Battuto al concorso, il medico non ci sta: fa ricorso e vince il posto all’università
Ecco la storia di un pasticcio all’italiana che ha attirato l’attenzione dei media nazionali e ha come protagonista il moglianese Luca Cegolon, attualmente dirigente medico in Igiene e Sanità pubblica all’Usl 2 della Marca trevigiana

TREVISO. La giustizia amministrativa che ribalta sia al Tar che al Consiglio di Stato l’esito di un concorso universitario a Trieste. E ora il prestigioso Ateneo, costretto dalle sentenze, deve aggiornare la graduatoria e riconoscere un medico trevigiano come vincitore. Sono questi gli ingredienti principali di un pasticcio all’italiana che ha attirato l’attenzione dei media nazionali e ha come protagonista il moglianese Luca Cegolon, attualmente dirigente medico in Igiene e Sanità pubblica all’Usl 2 della Marca trevigiana.
la storia
Tutto ha inizio nel novembre di due anni fa, quando il dipartimento di Medicina dell’Ateneo triestino indice una selezione per assumere un ricercatore/professore universitario con contratto triennale nel settore Igiene generale e applicata e Statistica medica (noto agli addetti ai lavori come settore scientifico disciplinare Med/42).
Alla selezione si presentano in tre. Cegolon di fatto è quello che ha tutte le carte in regola per stravincere, ma il colpo di scena arriva alla pubblicazione della graduatoria: davanti a lui si piazza una candidata interna che però non aveva i requisiti richiesti nel bando.
Era infatti priva della laurea in Medicina, del dottorato di ricerca, della specializzazione medica in Igiene e pure dell’abilitazione scientifica nazionale al ruolo di professore universitario per il settore Med-42. A differenza di Cegolon che, invece, tutte queste qualifiche le aveva. Insomma, il classico mistero all’italiana per cui a regole chiare si contrappongono esiti stravolgenti.
la controffensiva
Cegolon, invece di lasciarsi andare allo sconforto, decide di reagire: si rivolge a un avvocato e presenta un ricorso al Tar, il tribunale amministrativo regionale. E il tribunale amministrativo, nell’aprile del 2020, dopo aver chiesto un parere al ministero dell’Università e della Ricerca scientifica, ribalta l’esito del concorso, dando ragione al medico trevigiano e disponendo, prima, l’esclusione della candidata vincitrice – che aveva una laurea in Biotecnologie e un specializzazione di “area sanitaria” (quindi non medica) – e poi l’ aggiornamento della graduatoria del concorso. E pure la successiva pronuncia del Consiglio di Stato, cui aveva presentato subito ricorso l’Università di Trieste, dà ragione a Cegolon, confermando la precedente sentenza del Tar. E il Consiglio sottolinea nella sua sentenza che «la completa parificazione dei laureati in Medicina e dei laureati in discipline sanitarie, contrariamente a quanto sostenuto dall’Università, non trova riscontro nella normativa citata dall’Ateneo».
Dunque, semplificando in termini sportivi, secco due a zero a favore di Cegolon, senza nemmeno dover ricorrere ai tempi supplementari. E il suggello della vittoria è arrivato ieri dalla stessa Università di Trieste, che ha dovuto aggiornare la graduatoria, proclamando appunto vincitore Cegolon.
la vittoria
Sul caso, che ha avuto eco nazionale, Cegolon esprime tutta la sua soddisfazione per la conclusione della vicenda, confermando «la fondatezza dell’aforisma di Bertold Brecht», dice, «secondo cui per fortuna nell’amministrazione della giustizia alla fine c’è un “giudice a Berlino”. Resta però l’amarezza che questa vicenda, che era chiarissima fin dall’inizio, si sia protratta per due lunghi anni con un rilevante danno economico e di carriera».
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