Bibita soft con nome hardè boom di vendite

Porta un nome che può ingenerare equivoci: Fi.Gà. E infatti è stato più volte citato in giudizio e criticato dalle associazioni femministe e anche dal ministro Carfagna. Ma l’inventore di questa bevanda analcolica a base di fiori di guaranà finora è sempre stato scagionato. E si consola con le vendite: 12 milioni di bottiglie in un anno
Non c’è dubbio: chi si trova in mano per la prima volta la bottiglietta prodotta dalle Distillerie Bagnoli può pensare a due cose: che packaging innovativo o che nome volgare. Solitamente le donne hanno il primo pensiero, quello legato alla forma, e gli uomini quello che mira forse alla sostanza. Giusto per fare chiarezza stiamo parlando della bibita funzionale “Fi.gà”. Il nome può far sorridere, qualcuno ne è rimasto scandalizzato tanto da sporgere denuncia contro l’azienda di Stanghella, come le associazioni femminista e il ministro Mara Carfagna. «Siamo stati attaccati perché ritengono che il nome scelto offenda le donne, ma i giudici hanno finora respinto tutte le denunce, anche quella del nostro Ministro - sottolinea non con poca soddisfazione il dottor Gianni Bagnoli inventore di Fi.gà - si tratta di una bevanda a base di fiori di guaranà, non alcolica, diretta in particola modo al mondo femminile».


Bagnoli non è sicuramente sicuramentel’ultimo arrivato nel mondo del business delle bevande, l’azienda è nata nel 1950 con il padre Dino Bagnoli producendo grappa, e poi si è adeguata ai nuovi mercati aggiungendo liquori, long drink: la famosa Extreme Vodka ed il Butterfly Gin, tutti destinati agli esercenti, dagli alberghi ai locali. Gianni Bagnoli è un amante della fisica ed un uomo che ama le sfide, l’ultima è proprio Fi.gà, che intenzionalmente ha deciso di non pubblicizzare: «Siamo in pieno caos mediatico, è troppo difficile scegliere su che canali mostrarsi e quali siano i più indicati - spiega Bagnoli - ho scelto di puntare sul prodotto fatto da succo di Guaranà, un tonico naturale che aiuta la concentrazione e diminuisce l’appetito, un qualcosa adatto alle donne e destinato ad un mercato di un certo tipo».


Fi.gà non si trova al supermercato, ma locali come il Twiga ed il Papeete o ai party alla Mostra del Cinema di Venezia: posti glamour e alla moda. In un anno la bibita coi fiori di Guaranà ha venduto 12 milioni di bottigliette, un successo, al quale si aggiunge il contratto firmato dalla catena americana Pizza Hut, con punti sparsi in tutto il mondo. Il valore aggiunto viene anche dal packaging d’impatto preso in esame dagli studenti dell’Università di Palermo, dove l’azienda di Stanghella ha deciso di dare una borsa di studio per «Design aziendale e packaging». Resta il mistero sul nome, che poi tanto mistero non è. «Inizialmente doveva chiamarsi Fiori di Guaranà ma era troppo lungo - spiega Bagnoli - abbiamo provato ad accorciarlo in Fi.gù, prendendo le prime lettere della pianta e poi è arrivato Fi.gà. Ci è piaciuto. Sapevamo che qualcuno avrebbe fatto illazioni, lo avrebbe trovato trash, l’ultima parola sta sempre ai consumatori». Fi.gà si può anche ordinare sul sito “boutique.fioridiguarana.it” con i gadgets creati per far conoscere il Fi.gà trend.

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