Bimbo mulatto insultato e cacciato dalla piscina
PADOVA. Si è rivolta ad un bambino mulatto di 5 anni chiamandolo “negro”. Prima l’ha spintonato contro un armadietto dello spogliatoio della piscina, poi ha cacciato via lui e la sua mamma con odio e disprezzo. Il trionfo dell’intolleranza, la morte della società multietnica.
È successo venerdì scorso alle piscine Oasi 2000 di via Naccari ed è scoppiato il finimondo, con tanto di intervento di una pattuglia dei carabinieri. Da un lato una donna sulla quarantina, dall’altro il figlio dell’amore tra una ragazza italiana e Maximo, un uomo ecuadoregno che insegna la Salsa e vive a Padova da 15 anni. Cherubina Amaro, 27 anni, madre del bimbo, ha sporto denuncia. È intenzionata ad andare fino in fondo, vuole creare addirittura una pagina Facebook: non è disposta a lasciar passare un fatto simile.
«Verso le 17.30 sono andata a recuperare il mio bambino negli spogliatoi», racconta Cherubina, dipendente dell’istituto Configliachi «quando sono entrata lui è corso verso di me piangendo, toccandosi la testa con la manina e chiedendomi “per quale motivo la signora gli avesse sbattuto la testa contro l’armadietto”. Io mi sono trovata davanti questa donna sulla quarantina e le ho chiesto cosa fosse successo. Lei mi ha risposto: “Non ho tempo da perdere: portati via ’sto negro”. Io ho continuato a chiederle una spiegazione ma lei, come se niente fosse, è uscita e se n’è tornata in piscina».
Cherubina l’ha seguita fino a bordo vasca, invitandola a dare immediatamente una spiegazione. Tra una rispostaccia e l’altra è nato un battibecco a cui hanno assistito in molti, bagnini compresi. A quel punto la mamma del bambino ha telefonato al 112, chiedendo l’intervento di una pattuglia dei carabinieri. I militari dell’Arma sono arrivati dopo poco, raggiungendo la quarantenne che si era stesa tranquillamente sul lettino. Hanno annotato nome e cognome, raccogliendo anche le testimonianze dei presenti.
«L’ho denunciata perché non è giusto che succedano cose simili», evidenzia Cherubina, «io amo mio marito e nostro figlio è frutto del nostro amore. Non tollero che in una città come Padova succedano cose simili. Mi dispiace per i gestori della piscina, che sono persone splendide e nulla hanno a che fare con questo episodio. Ma io devo difendere mio figlio e la mia famiglia».
«Riconoscere la cittadinanza alle seconde generazioni di stranieri nati in Italia non è solo nell'interesse degli immigrati, ma anche degli italiani. Se non risolviamo il problema rischiamo di doverci confrontare con una bomba ad orologeria». Le parole di Flavio Zanonato sollevano nuovamente la questione dello «ius soli»: un tema al quale il primo cittadino tiene particolarmente e che non manca di toccare appena ne ha occasione, com’è già avvenuto in occasioni ufficiali. Le ultime dichiarazioni ieri durante il convegno che ha fatto da cornice alla presentazione dello studio Cittalia-Anci a Roma e al quale Zanonato è intervenuto in veste di delegato Anci all'immigrazione.
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