Blitz dei carabinieri contro i fratelli asserragliati

Due agricoltori nel Rodigino infuriati per un esproprio si erano barricati in casa con una donna

ROVIGO. Dopo 33 ore di trattative e prove di dialogo, si è risolto con un blitz dei carabinieri del Gruppo d’intervento speciale (Gis) il caso dei due fratelli agricoltori e della donna asserragliati in casa a Coste di Rovigo. La situazione si è sbloccata intorno all’1:30 della notte, quando gli uomini del Gruppo hanno fatto irruzione all’interno della cascina dall’ingresso principale e da una finestra del primo piano. Il blitz si è concluso nel giro di qualche minuto e i tre sono stati immobilizzati.

Gianni Larin, 54 anni, è ora in carcere, in attesa rito per direttissima, per resistenza a pubblico ufficiale, evasione (dai domiciliari, ndr.) e minacce gravi. Il fratello Giuseppe e la donna sono invece in ospedale per una valutazione psicologica.

Il blitz è avvenuto dopo che per due giorni i fratelli agricoltori Gianni e Giuseppe Lerin, insieme alla loro dipendente Marika Bonvento, si erano barricati nella loro casa di via Martiri della Resistenza che minacciavano di dare alle fiamme. L’intera zona era stata circondata da carabinieri e polizia.

Tutto è cominciato giovedì verso le 15.30, quando un coltivatore che stava lavorando con il trattore nella terra di fronte alla casa dei Lerin, è stato minacciato da Gianni, pare con un’ascia, con la quale ha colpito il trattore. La causa scatenante? Quel terreno, una volta di proprietà della famiglia Lerin, è finito all'asta e acquistato da terzi. Ma secondo i Lerin senza che ci fossero documenti a sancirlo. Dopo le minacce, l’uomo ha chiamato i carabinieri che, peraltro, sapevano benissimo che Gianni Lerin non avrebbe dovuto uscire da casa perché è agli arresti domiciliari da fine giugno, dopo il processo per direttissima e la condanna a due anni e un mese per la colluttazione avvenuta nella sua abitazione, complici il fratello e la dipendente, con i carabinieri. I tre anche all’epoca si erano asserragliati in casa quando i carabinieri si erano presentati a notificare un decreto penale. E lo scontro, dopo il blitz nella loro abitazione, era finito con l’arresto dei tre e il ferimento lieve di sette uomini dell’Arma, colpiti con forconi e bastoni.

Tant’è. Giovedì il tenente colonnello Andrea Firrincieli ha parlato per l’intera giornata con Gianni Lerin, cercando di portarlo a più miti consigli. La paura dell’uomo era però che la vicenda finisse come l’altra volta. Per questo non ha voluto saperne di uscire e nemmeno di fare entrare l’ufficiale; quest’ultimo così, trascorsa la prima notte d’assedio, ha chiesto l’intervento del Gis, il Gruppo intervento speciale dell’Arma. Da allora, la tensione è via via salita, fino all'assalto delle forze speciali all’edificio.

Una testimonianza sulla pericolosità dei fratelli arriva da Alex Bonvento, il fratello di Marika, la dipendente barricata con i Lerin: «Lo avevo detto a mia sorella di lasciare perdere quel lavoro ma lei non mi ha mai ascoltato», racconta «e da quando ho cominciato a metterla in guardia, Gianni Lerin in più di un’occasione mi ha minacciato. Una volta mi ha pure seguito con la sua auto mentre andavo a Badia e voleva buttarmi fuori strada. Alla fine l’ho denunciato ». In paese considerano i fratelli dei creduloni svelti di mano: secondo voci raccolte a Costa, l’origine dei loro guai economici, culminati nella perdita del terreno contestato, sarebbe il raggiro subìto ad opera di un «santone» o di una «cartomante» alla quale si sarebbero rivolti in cerca di fortuna.

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