Blitz del ministro Bonisoli: accorpati i musei veneto-lombardi

VENEZIA. È bastata una firma a ripristinare in un attimo il Regno Lombardo Veneto. L’altro ieri sera, nel pieno delle vacanze di Ferragosto, senza avvisare nessuno e usando i poteri che gli spettano, il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli ha blindato la sua controriforma, firmando i decreti attuativi della legge di riorganizzazione del ministero che dovrebbe entrare in vigore il 22 agosto
In questo modo il Polo museale del Veneto verrà accorpato al Polo Museale della Lombardia Una pioggia di critiche è arrivata dai sindacati e dall’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari.
Il blitz.
Tra le novità principali della riforma c’è l’abolizione dei poli museali regionali che verranno sostituiti da direzioni territoriali con un unico direttore, da nominare con un apposito bando. Così, il Polo museale del Veneto, costituito da 15 musei più il Monumento alla Vittoria a Bolzano, sarà unito a quello della Lombardia, formato da 11 realtà, incluso il Cenacolo e la Certosa di Pavia. In alcuni casi anche singoli musei sono stati a loro volta accorpati ad altri.
A Venezia la Galleria Franchetti alla Ca’d’Oro passerà sotto la direzione delle Gallerie dell’Accademia. Il blitz ha lasciato di stucco istituzioni e sindacati che speravano di avere più tempo per discutere con il Mibac. Lo scorso luglio il Consiglio dei Ministri aveva licenziato il decreto, poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 7 agosto, ma fino a ieri non si sapeva ancora quali strutture sarebbero state coinvolte.
Oltre alla coppia Veneto e Lombardia, sono stati accorpati anche il Piemonte con la Liguria e la Puglia con la Basilicata. In altre regioni invece le realtà museali del territorio verranno affidate a un unico museo a gestione autonoma, come il Castello di Miramare in Friuli Venezia Giulia che gestisce anche gli altri musei della regione.
La riforma.
La riforma del Mibac, detta anche controriforma perché va a modificare quella dell’ex ministro Dario Franceschini, era da mesi al centro di incontri con Regione e sindacati che ancora oggi non ne vedono il senso e la contestano.
A spingere per una rapida decisione solitaria è stata la crisi politica attuale, una vera bomba a orologeria che rischiava di scoppiare mandando in fumo il decreto. Anche se un nuoco decreto, firmato da un futuro ministro, potrebbe bloccare tutto. Attualmente il decreto non è consultabile perché è al vaglio della Corte dei Conti che ne verifica la copertura economica.
Successivamente verrà pubblicato un bando per la nomina del dirigente unico territoriale per le due regioni insieme, facendo cadere gli attuali direttori, Daniele Ferrara per il Veneto ed Emanuela Daffra per la Lombardia.
L’accorpamento
Il nuovo Polo sarà composto dai beni culturali lombardi come il Cenacolo di Milano, la Certosa di Pavia, le Grotte di Catullo e il Castello Scaligero di Sirmione e i Musei archeologici di Mantova, della Valle Camonica e della Lomellina.
Oltre al risparmio di molti dirigenti, il criterio utilizzato è stato solo in parte geografico, ma basato prima di tutto sul numero di musei presenti regione per regione. Con l’accorpamento Veneto e Lombardia avranno un totale di 29 musei, quando per esempio in Lazio, l’unico che rimane da solo, ce ne sono circa una cinquantina tra ville, monumenti e luoghi museali. Il ministro ha pensato anche che con meno dirigenti ci sia una scelta più uniforme e armoniosa sul territorio.
Posti di lavoro
Bonisoli aveva infatti promesso che avrebbe fatto un bando per 5.400 posti di lavoro. Il primo bando con circa 1000 posti è già uscito, ora resta da capire se il successore del ministro continuerà la strada intrapresa. È da tenere presente che in questo momento i musei statali soffrono di una grande crisi di personale e sono ridotti all’osso.
Le critiche
La riforma è stata contestata da tutte le sigle sindacali. L’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari ha detto che Bonisoli non ha mai coinvolto la Regione su decisioni che riguardano il territorio e che esprimerà il suo dissenso nella Conferenza degli assessori. —
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