Botti di fine anno, l’artificiere: «Mai accendere quelli inesplosi»

I consigli dell’esperto della questura sull’uso consapevole di petardi, razzi e mortaretti per evitare pericoli: «La certificazione e la manutenzione sono importanti. Meglio non utilizzarli quando c’è vento e vicino alle case»

Gigi Sosso
Andrea Faccin, artificiere della questura di Belluno
Andrea Faccin, artificiere della questura di Belluno

Botti di Capodanno, istruzioni per un uso consapevole. Mancano ormai poche ore al conto alla rovescia e al salto dei tappi di spumante per l’arrivo del 2025 e l’emergenza è sempre quella di petardi, razzi e spettacoli pirotecnici in genere.

Il nuovo questore di Belluno, Roberto Della Rocca e l’artificiere Andrea Faccin hanno illustrato una campagna di prevenzione avviata dalla polizia, fornendo tutte le avvertenze necessarie a rendere più rumorosa e spettacolare, ma non per questo pericolosa la festa. Tutto quello che bisogna fare per non rimetterci delle dita, un braccio o la vista.

Le prime precauzioni

Premesso che, almeno in provincia di Belluno, non ci sono stati sequestri di materiale irregolare, ma il dato confortante è esclusivamente locale per cui va isolato da un contesto regionale, che invece può aver fatto registrare situazioni anche molto diverse, quelle che bisogna prendere in considerazione «sono essenzialmente tre fasi», spiega Faccin, «acquisto, conservazione e utilizzo. Gli artifizi pirotecnici devono avere il marchio CE europeo e si dividono in quattro fasce: F1 e F2 sono di libera vendita, con la differenza che i primi possono essere usati anche da minori di 18 anni, ma comunque con più di 14, mentre i secondi sono riservati esclusivamente ai maggiorenni; F3 e F4 , invece, hanno un’offensività maggiore e non si possono trovare nelle tabaccherie o nei normali negozi, ma soltanto in quelli dotati di una particolare licenza. La prima cosa da fare è assicurarsi che ci siano le due sigle, come garanzia della qualità del prodotto e classificazione precisa».

Dall’acquisto all’accensione

La potenziale pericolosità si misura dalla quantità di esplosivo presente nel fuoco: «In ogni caso, vanno stoccati in locali idonei, lontani da fonti di calore o fiamme libere», riprende Faccin, «per il resto, il requisito fondamentale è quello del buon senso. Meglio essere sempre in un luogo aperto, naturalmente, lontani da tendaggi oppure oggetti che possono facilmente prendere fuoco. E poi sarebbe necessario accenderne uno alla volta e non tutti insieme. Peraltro ci sono anche gli spettacoli completi, che prevedono una prima miccia, la quale poi innesca tutti le altre. Se un petardo non scoppia al primo colpo, è preferibile non ritentare, perché nel frattempo l’innesco può essere diventato più breve e occorre essere sempre a debita distanza dalle altre persone e dalle case, oltre che da se stessi».

I vari tipi di fuochi

Non ci sono solo le comuni miccette, ma anche dispositivi molto più complicati e, per questo motivo, da maneggiare con estrema cura. Non esiste l’illegale bomba di Sinner da queste parti, tuttavia non mancano i dispositivi a rischio, se non usati bene: «Si può partire dai bengala per passare a vulcani e fontane; magnum Sandokan; razzi Galaxy; candele romane e spettacoli completi. Attenzione a quelli che si accendono per sfregamento, tipo i fiammiferi Minerva. Non è il caso di conservare questi ultimi in tasca o in uno zainetto, perché c’è il concreto pericolo che si accendano ed esplodano, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare. Ci vogliono delle scatolette di cartone o dei sacchetti. Particolare attenzione va dedicata ai razzi, per i quali sarebbe opportuno usare un mortaio verticale, da fissare stabilmente a terra, in maniera da indirizzarli in modo adeguato. Quanto alle candele, devono rimanere in posizione verticale, pertanto si consiglia di fissarle nel terreno, legandole a un paletto o inserendole in un tubo».

Le controindicazioni

Il peggior nemico dei fuochi d’artificio è il vento. Non si possono usare, quando soffia forte, perché c’è il pericolo di deviazioni imprevedibili: «Ci vogliono buon senso e consapevolezza», conclude Faccin, «negli ultimi anni, non abbiamo avuto episodi gravi, che possono arrivare anche all’amputazione delle dita, ma questo non significa che non si debba fare attenzione. La speranza è che tutti stiano attenti e usino la testa, per evitare danni personali o ad altra gente e il Pronto soccorso non debba lavorare».

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