Brancaleoni deve risarcire 196 mila euro
Tangenti. L’architetto (ex Istituto Ville Venete) aveva già patteggiato due anni per corruzione

VENEZIA. Quasi 95mila euro di tangenti in cambio dell’ottenimento di contributi pubblici “gonfiati” per il restauro delle più belle ville venete. “Motore” del meccanismo? L’architetto veneziano Marco Brancaleoni, 49 anni, al tempo responsabile del servizio tecnico dell’Istituto Regionale delle Ville Venete (ora licenziato), che dopo aver patteggiato 2 anni per corruzione e truffa, è stato condannato dalla Corte dei Conti del Veneto al risarcimento a favore dell’Istituto di 196.188,10 euro. Lo ha deciso il collegio presieduto da Guido Carlino, sommando i 50mila euro come danno all’immagine, 51.403,19 euro quale danno da disservizio e 94.785 euro di danno da tangente. La pm contabile Chiara Imposimato aveva contestato a Brancaleoni un danno erariale complessivo di 257mila euro. Secondo l’accusa, l’architetto avrebbe contattato di iniziativa propria i padroni delle ville venete per proporre loro, grazie alla sua consulenza e al suo parere favorevole, il conseguimento di finanziamenti agevolati o a fondo perduto in misura maggiore rispetto a quelli dovuti (con, in alcuni casi, il ritocco della documentazione), inducendo in errore il cda dell’Istituto Ville Venete, e chiedendo il pagamento di quasi 95mila euro ai proprietari delle dimore.
Nella sentenza i giudici contabili scrivono che «Brancaleoni formulava giudizi in larga misura discrezionali su documentazione che egli stesso aveva predisposto. Non si tratta di un semplice “doppio lavoro”, di una attività consulenziale svolta senza autorizzazione, ma in buona fede. Siamo di fronte ad un’attività consulenziale specificatamente ordinata a far ottenere a soggetti privati maggiori benefici economici in danno dell’imparzialità e del buon andamento dell’azione dell’Istituto Ville Venete». Non solo: la Corte dei Conti sottolinea «la gravità del comportamento illecito tenuto dal pubblico dipendente e il venire meno di quest’ultimo a fondanti doveri di servizio; la perfetta consapevolezza del convenuto della contrarietà del proprio comportamento a norma di legge; la finalizzazione della condotta all’ottenimento di utilità di privati in conflitto con l’interesse dell’Ente», specificando che «il perdurante perpetrarsi delle condotte in un arco di tempo di sei anni (dal 2005 al 2011,
ndr
) non può essere ascritto a mera trascuratezza o superficialità», bollando questo comportamento come «uso distorto delle funzioni istituzionali». La difesa di Brancaleoni ha negato le tangenti: quei 94mila euro sarebbero stati i proventi di consulenze (non autorizzate perché in orario di lavoro) fatte dall’architetto ai proprietari delle dimore storiche. Gli atti per i fondi, poi, sarebbero stati vistati dai superiori di Brancaleoni.
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