Camporese rinviato a giudizio per truffa

MILANO. Il gup di Milano, Alessandro Santangelo, ha rinviato a giudizio il presidente dell'Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani), Andrea Camporese, e altre nove persone coinvolte in un filone dell'inchiesta sul crac della holding Sopaf dei fratelli Magnoni. Un undicesimo imputato sarà processato in abbreviato. Camporese, padovano, giornalista Rai, è accusato di truffa ai danni dell'istituto di previdenza dei giornalisti e di corruzione. A chiedere il processo è stato il pm Gaetano Ruta. Il dibattimento si aprirà il 21 aprile davanti alla Seconda Sezione Penale del tribunale. Tra le persone mandate a processo ci sono anche i finanzieri Aldo e Andrea Magnoni, fondatori di Sopaf. Le accuse a vario titolo sono associazione per delinquere, truffa, appropriazione indebita, corruzione, frode fiscale e altri reati. Al centro dell'inchiesta, coordinata dal pm Ruta, c'è una distrazione milionaria di fondi della holding, ammessa alla procedura di concordato preventivo nel febbraio del 2013. Nell'ambito dell'inchiesta, sono finite sotto la lente le operazioni sul Fondo immobili pubblici (Fip) attraverso le quali Camporese, che ha sempre respinto le accuse, avrebbe «consentito» a Sopaf «di realizzare una plusvalenza (...) pari ad euro 7.600.000» attraverso la controllata Adenium. Per questa vicenda Camporese è accusato di truffa «con le aggravanti del danno di rilevante gravità, dell'abuso di prestazione d'opera, di aver commesso il fatto ai danni di un ente esercente un pubblico servizio». Il presidente dell'Inpgi, «quale incaricato di pubblico servizio» e Toschi, secondo l'ipotesi del pm, «si accordavano tra loro per trasferire risorse finanziarie a favore di Camporese dell'importo di almeno 200 mila euro a titolo di remunerazione per il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio». «Il dibattimento sarà l'occasione - ha dichiarato Camporese - per evidenziare tutti gli elementi che dimostrano la mia totale estraneità rispetto alle fattispecie di reato contestate. Ribadisco la profonda amarezza e lo sconcerto per essere stato oggetto per oltre un anno e mezzo di indiscrezioni di stampa, senza che potessi in alcun modo difendermi, non conoscendo gli atti in questione che ho normalmente ottenuto all'atto della chiusura delle indagini».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova