«Cantavano cori sul duce poi hanno iniziato a pestare»

IL RACCONTO
Ha trascorso il primo dell’anno a letto, con borse di ghiaccio sull’occhio e dolori sparsi in tutto il corpo. Era così indebolito dai pugni e dai calci ricevuti la notte di San Silvestro che il primo dell’anno non ha avuto nemmeno la forza di dire che anche lui è stato coinvolto nell’aggressione avvenuta a San Marco contro l’onorevole Arturo Scotto di Articolo Uno-Mdp. Ieri mattina il mestrino Vlady (così vuole farsi chiamare per paura di ripercussioni), 22 anni e una laurea in Informatica a Ca’ Foscari, è andato a sporgere denuncia in via Miranese, raccontando ai carabinieri quanto accaduto nella notte di Capodanno. Poi si è messo in contatto con Scotto e si sono incontrati.
Il ragazzo, figlio di genitori moldavi, ma in Italia da 16 anni, ha preso calci nella schiena e pugni su tutta la faccia.
«C’era tantissima gente, stavamo andando tutti verso le due colonne, con la Basilica sulla sinistra» racconta il programmatore che lavora per una multinazionale danese. «Davanti a me c’erano due ragazze e la famiglia Scotto. Vicino avevo questi ragazzi che cantavano a squarciagola la canzone contro Anna Frank e inneggiavano al duce. È successo tutto velocemente. Prima si è girata la moglie di Scotto, poi lui dicendo “basta”, ma questi ragazzi continuavano, tanto che hanno iniziato a spingere e gli hanno tirato un pugno e da lì è successo tutto».
Sono passati pochissimi minuti dopo la mezzanotte quando la violenza del gruppo rompe in un attimo la magia. A quel punto molte persone si allontanano, eccetto Vlady e, dalle testimonianze raccolte dalla polizia locale, anche il moglianese Filippo Storer che, nel tentativo di difendere la famiglia, riceve alcuni pugni. Vlady cerca di placare la furia dei ragazzi, ma la paga cara. «Non capivo più niente, ero completamente frastornato e perdevo sangue, per fortuna non mi hanno preso il timpano e non ho perso l’equilibrio» racconta. «Ho visto il volto dei ragazzi e spero che con le telecamere possano identificarli. Un mio amico è arrivato a sorreggermi e siamo andati in un bar vicino». Lì Vlady è stato soccorso con del ghiaccio perché continuava a perdere sangue.
All’ospedale all’Angelo, ieri, i medici hanno emesso una prognosi, solo per l’occhio, di 15 giorni, prescrivendo una visita specialistica, mentre per la testa e la schiena si recherà avrà bisogno di un’altra visita. «Ho reagito d’istinto, non potevo vedere questo accanimento contro una famiglia» spiega Vlady «Sono contento di essere intervenuto perché bisogna condannare questi gesti. Sono contrario alla violenza. Certo, c’è libertà di parola, ma non si devono trattare quei temi in quel modo, facendoli subire a tutte le persone che erano lì attorno». A Storer è andata meglio, almeno fisicamente: «Non sono un eroe, ho agito per senso civico» racconta il ragazzo di 20 anni, diplomato ragioniere e ora alla ricerca di un lavoro. «Quando ho visto quei ragazzi contro quella famiglia ho cercato di fermarli, ma ho preso dei calci. In poco si sono poi dileguati. Nella confusione non avevo sentito quelle parole, ma le condanno, come condanno la violenza che non porta a nulla». —
Vera Mantengoli
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