Cantone congela gli utili delle imprese del Mose

VENEZIA. L’Anticorruzione congela gli utili delle imprese del Mose. Almeno fino all’esito dei giudizi in sede penale. Un provvedimento firmato nei giorni scorsi dal prefetto di Roma Franco Gabrielli, su sollecitazione del presidente nazionale dell’Anticorruzione Raffaele Cantone. Dispone che i commissari che governano il Consorzio Venezia Nuova dopo lo scandalo Mose (Luigi Magistro, Raffaele Fiengo e Francesco Ossola) possano congelare gli utili non soltanto del Consorzio, ma anche delle singole imprese che ne fanno parte. Decisione maturata dopo il parere firmato dall’Avvocatura dello Stato. Che non lascia spazio a interpretazioni. «L’utile di impresa derivante dal Mose», si legge, «non può essere solo quello del Consorzio, «ma anche e soprattutto in capo alle imprese consorziate». Aggiungendo che proprio «l’attività produttrice di reddito delle imprese potrebbe essere la conseguenza di condotte criminose». Un fiume di denaro dello Stato arrivato in laguna dopo la Convenzione quadro del 1991. Che garantiva al Consorzio il 12 per cento di ogni lavoro. Mentre gli introiti finivano alle imprese consorziate. Nella fattispecie Mantovani, Condotte, Grandi Lavori Fincosit, Mazzi, Ccc, Coveco e le imprese locali azioniste di minoranza Consorzio Grv, Consorzio Veneto, Covela, San Marco.
Durissima la lettera di richiesta inviata un mese fa al prefetto dal presidente dell’Anticorruzione, che segnalava le «criticità di interpretazione del decreto» segnalate dagli stessi commissari veneziani. E che scriveva: «L’utile di impresa di quella concessione va ritenuto come un unicum. Bisogna evitare che l’utile conseguente alla consumazione di un’attività criminale possa essere distribuito a soggetti che attraverso la stessa impresa realizzano i propri interessi. Ovvero alle imprese consorziate».
E concludeva con l’indicazione ai commissari di «determinare preventivamente e accantonare in un apposito fondo, fino all’esito dei giudizi in sede penale, gli utili complessivi conseguiti in esecuzione della convenzione stipulata il 4 ottobre 1991 e dei successivi atti aggiuntivi e attuativi, in essi compresi gli utili facenti capo alle imprese consorziate».
Adesso il prefetto Gabrielli ha firmato la richiesta di Cantone. Inviando in questi giorni al Consorzio le nuove disposizioni, contro cui le imprese stanno pensando di ricorrere al Tar. Il comma 7 del decreto prefettizio aggiunge in calce una specificazione che potrebbe rendere meno dure le sanzioni: «Si considera l’interrogazione così disposta decorrente dalla data del presente provvedimento». Significa che gli utili dovranno essere calcolati da oggi e non dal 1991. Ma anche questa è un’interpretazione. Per le aziende del Mose che hanno beneficiato per decenni di un regime di monopolio, di fondi garantiti dallo Stato e di controlli non sempre approfonditi su lavori e appalti, i tempi sono cambiati.
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