Capo Regione Veneto a Bruxelles: "Ero a Zaventem quando c'è stata l'esplosione"

Marco Paolo Mantile racconta: "Salvo per miracolo, ero passato 10 minuti prima nel punto dell'attentato"
Marco Paolo Mantile
Marco Paolo Mantile

VENEZIA. Marco Paolo Mantile, responsabile del'ufficio della Regione Veneto a Bruxelles, era all'aeroporto di Zaventem stamane quando c'è stato l'attentato terroristico. Si è salvato perchè era transitato 10 minuti prima nell'area della deflagrazione. Ma ha vissuto con le altre migliaia di passeggeri scampati alla strage i momenti convulsi dell'evacuazione del terminal. «Avevo appena oltrepassato l'area check-in e i varchi di sicurezza - racconta - ed ero nella zona commerciale del terminal. Non ho udito l'esplosione, dato che mi trovano a 5-600 metri dal punto dell'attentato, ma abbiamo sentito l'ordine di evacuazione dato subito dagli altoparlanti dello scalo, due volte, subito rettificato, con l'indicazione di restare invece all'interno del terminal».

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«Ho pensato subito ad un atto terroristico - spiega Mantile, 49 anni, ufficiale in aspettativa dell'Arma dei Carabinieri - ma non mi permetto di muovere alcuna critica all'apparato di sicurezza belga. L'unico appunto che mi sento di fare riguarda la scarsità di informazioni data ai passeggeri, nelle ore in cui abbiamo atteso che di facessero uscire dallo scalo».

«Siamo rimasti fermi - prosegue nel racconto - e poco dopo la polizia ha iniziato lo sgombero del terminal. Ci hanno fatto uscire sulla pista, saremo stati circa 10mila persone, raggruppate in un'area per i voli cargo». Una scena irreale, che ha ricordato quando il pubblico dello Stade de France è sciamato sul terreno di gioco, la notte degli attentati di Parigi del 13 novembre. «Qui abbiamo atteso diverse ore - continua Mantile - fino a quando con i pullman non siamo stati prelevati e portati nei vari centri di raccolta nei dintorni dell'aeroporto».

«Io e molti altri, tra cui alcuni italiani, siamo stati portati in una palestra - dice ancora il funzionario della Regione Veneto - Ho avuto la fortuna di riuscire a contattare al telefono il taxista che in mattinata mi aveva accompagnato a Zaventem, e mi è venuto a riprendere per riportarmi in città. Con me hanno viaggiato due signore italiane, di Milano, a Bruxelles per incontrare i figli, che lavorano nelle istituzioni europee. Erano spaventate ma stavano bene». Mantile, che spiega di non avere alcuna informazione su eventuali connazionali feriti, o coinvolti direttamente negli attentati, racconta con lucidità questi momenti drammatici, senza farsi travolgere dall'emozione. «Ero scosso, certo - ammette - ma ho cercato di mantenere la calma, forse anche per l'esperienza maturata nella mia carriera professionale. Prestavo servizio nell'Arma a Palermo negli anni in cui ci furono gli attentati di Capaci e di Via D'Amelio».

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